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da sx Padre Grau, Padre Tomadoni, Padre Tocalli con Padre Giuseppe
Padre Giuseppe con i suoi collaboratori a Kalongo, dott.ssa D. Pacini, Padre dott. A. Grau, Don Donini e padre Marchesini

1974–1980

Niente arrestava la tenacia di Padre Ambrosoli nella sua azione di migliorare l'ospedale tra il 1974-78 raggiungeva una capienza di 370 letti, compresa la maternità. Alle vecchie maternità, chirurgia, medicina, pediatria, se ne sarebbero aggiunte altre nuove, reparto dei malnutriti, dei malati di lebbra, di cui uno riservato ai sempre più numerosi malati di tubercolosi; un'attrezzatissima sala operatoria, il laboratorio di analisi, gli ambienti per i raggi X e apparecchiature varie. Saltava agli occhi di tutti l'incredibile mole di lavoro a cui Padre Ambrosoli si sottoponeva e il salto esponenziale di quantità e qualità nei servizi dell'ospedale.

La caduta di Amin
Gli ultimi mesi del 1978 e tutto il 1979 sarebbero coincisi con un periodo molto difficile per l'Uganda. Il Paese non ne poteva più. Amin si era gettato in una dissennata invasione della Tanzania, rivendicando una zona frontaliera. Nell’aprile 1979 Amin era deposto. Iniziava verso il nord e il nord-est del paese la fuga caotica dei soldati aminiani. Seguivano atti vandalici, ruberie, uccisioni indiscriminate, rappresaglie contro la popolazione.

A Pasqua finalmente si festeggiava la liberazione, almeno a Kitgum e a Kalongo.

«Speriamo che tutto finisca in fretta così da poter ricominciare la ricostruzione e il lavoro. Purtroppo la più difficile a guarire sarà la ferita della coscienza di tanti. Finora sappiamo di un prete africano e di tre padri comboniani uccisi nelle nostre zone. Occorre guardare in alto e ringraziare Dio che siamo ancora vivi, pronti a riprendere il lavoro, possibilmente con migliore spirito puntando soprattutto sul bene integrale di questa nostra gente che ci ha sentiti vicini a loro in questo periodo» - Padre Ambrosoli

Nonostante una situazione così drammatica, l’Ospedale di Padre Ambrosoli aveva raggiunto la sua piena fioritura. L' «ospedaletto del bosco» - come lui lo chiamava - non sfigurava neppure al confronto del Lachor Hospital di Gulu, l'ospedale del capoluogo, quindi più centrale ed anche sovvenzionato dal governo. La scuola Ostetricia costituiva il fiore all'occhiello, così fortemente voluta e curata da Padre Ambrosoli: dal 1961 al 1978 aveva qualificato 245 ostetriche regolarmente iscritte all'albo.

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