CARI AMICI,

dopo due anni di attesa e di rinvii a causa della pandemia, la beatificazione di padre Giuseppe Ambrosoli sarà finalmente celebrata in Uganda il 20 novembre 2022.
Siamo grati e gioiosi per questo. E naturalmente non vediamo l’ora di condividere con voi tutte le iniziative che avvieremo perché questo momento tanto atteso sia per tutti l’occasione di scoprire e riscoprire la straordinaria figura di padre Giuseppe, che ancora oggi continua a stupirci e ispirarci. Incoraggiandoci a portare avanti quel piccolo grande miracolo che è Kalongo.

Ma alla luce di questa notizia e a sessantacinque anni esatti dalla nascita dell’ospedale che porta il suo nome, mi interrogo sul futuro che attende questa straordinaria opera di bene e di salvaguardia dei diritti imprescindibili di uguaglianza, cura, istruzione. Una realtà vitale situata in un’area oggi ancora più povera e isolata, sempre più lontana dagli occhi del mondo.

Il presente si presenta molto incerto. Il cammino ancora lungo, a volte ci sembra infinito.
Oggi di fronte ai drammatici eventi a cui stiamo assistendo non vogliamo lasciarci sopraffare dal senso di dolorosa impotenza che accomuna tutti noi.

Sull’esempio di resilienza di Padre Giuseppe vogliamo proseguire sul nostro cammino con onestà e speranza, facendo del nostro meglio per contribuire ad un
mondo più equo e giusto. Vogliamo continuare a immaginare e progettare insieme all’ospedale e alla scuola di ostetricia percorsi di crescita e sviluppo che sappiano dare risposte concrete ai bisogni dei più fragili e futuro a queste due realtà così importanti per la sopravvivenza di migliaia di persone ogni anno.

I bisogni che l’ospedale ci ha segnalato sono tanti e rilevanti. Ci sono interventi importanti sulle parti di struttura ancora da rinnovare e sulle infrastrutture idriche, energetiche e di smaltimento dei rifiuti che devono essere adeguate al più presto, per rispondere alla nuova complessità ospedaliera e a standard moderni e più efficienti. Il rifacimento di alcuni tetti, il rinnovo dell’area chirurgica con la realizzazione di un’area di terapia sub-intensiva. Un nuovo inceneritore e l’installazione di fonti di energia pulita.

Interventi prioritari, che non sostituiscono tuttavia il nostro sostegno ai bisogni quotidiani dell’ospedale, moltiplicatisi durante la pandemia, alle missioni di medici e tecnici, e all’urgente necessità di incentivare il personale locale a rimanere in questo luogo così sfidante.

Aiutateci a portare avanti l’eredità di padre Giuseppe Ambrosoli in Uganda, a farla conoscere a chi ancora non la conosce. A dare voce ai suoi bisogni. Perché la sua opera di bene continui anche in futuro a salvare vite umane, a portare buoni frutti. Non solo in Uganda.

Perché il bene, come un fiume in piena, esce dagli argini, sconfina, contagia. Vince sempre, su tutto.

Giovanna Ambrosoli

Linda è una bella bambina di due anni e mezzo, è quasi mezzogiorno quando arriva in OPD (il nostro pronto soccorso). La mamma ci dice che da un paio di giorni Linda non gioca più, preferisce stare seduta o addirittura sdraiata a dormire. Non vuole mangiare perché ha avuto alcuni episodi di vomito e la febbre. Anche se la temperatura non è mai stata misurata perché a casa il termometro non ce l’hanno.

In OPD le vengono fatti emocromo, ricerca del plasmodio della malaria e test rapido della malaria. Linda viene subito trasferita in pediatria con diagnosi di malaria severa. Ha un livello di emoglobina molto basso, pari a 3.3, e un'infezione da parassiti nel sangue molto avanzata.

Quando Linda arriva in pediatria non ci sono medici ma gli infermieri sanno perfettamente cosa fare; le prendono l'accesso venoso per la trasfusione e iniziano la terapia contro la malaria.

Quando arrivo in reparto Linda è nel lettino sdraiata a fianco di un'altra bimba perché sono pochi i posti letto nell’area dei malati più acuti. Accanto a lei la sacca di sangue. Non si è opposta alla visita, non avrebbe comunque le forze per farlo.

Quando il giorno dopo torno in reparto per la visita la trovo seduta e mangiare tranquilla il suo porridge. L’emoglobina è salita a 5. È stata ancora trasfusa.

 Il terzo giorno la trovo che corre nel piccolo parco giochi interno dell'ospedale. Sta ancora assumendo la terapia antimalarica per bocca ma ora può essere dimessa.

Maddalena Comune, specializzanda in pediatra, volontaria

A Kalongo, la lotta alla malaria è una sfida che non da tregua, specialmente nel reparto di pediatria perché i bambini sono i più vulnerabili alla malattia. In questa continua emergenza, si verificano episodi che, pur sembrando piccoli miracoli, sono in realtà il frutto di grande esperienza e professionalità e, soprattutto, il risultato della tenacia di coloro che, anche con risorse limitate, non si arrendono di fronte alla possibilità di salvare una vita umana.

SOSTIENI INSIEME A NOI L'OSPEDALE DI KALONGO, PER OFFRIRE OGNI GIORNO CURE ADEGUATE A CHI E' PIU' FRAGILE

"Dal primo momento in cui ho messo piede sulle terre del distretto di Agago dove si trova l’ospedale di Kalongo, mi ha stupito l’estensione a perdita d’occhio di ettari su ettari di terreni non coltivati, aridi, ombreggiati solo a tratti da sparuti alberi. Terreni che sembrano scoraggiare anche i più motivati a portarsi a casa a fine giornata qualche patata per cena. Patate, fagioli e riso bollito sono l’alimentazione quotidiana per chi se lo può permettere, per gli altri ci sono malakwang e akejo, verdure simili agli spinaci servite con burro di arachidi.

Quello dell’alimentazione è un problema antichissimo in queste aree, che si accentua alla fine della stagione secca quando le riserve del raccolto precedente vanno via via ad esaurirsi. Così il numero di bambini - ma anche di adulti - ricoverati per malnutrizione acuta severa si accentua e con esso il numero delle morti.

In Uganda, ogni singolo esame medico deve essere pagato in anticipo per evitare insolvenze e se il paziente non se lo può permettere, non lo fa. Il vantaggio dell’ospedale Ambrosoli rispetto ad altre strutture sanitarie ugandesi è che i costi delle prestazioni sanitarie sono calmierati, grazie al principio di charity - di carità - che è alla base della missione.

Grazie a questo, il paziente è tenuto a pagare solo una piccola quota per l’ammissione in reparto e per la dimissione, mentre l’accesso ai farmaci è garantito per tutta la durata del ricovero, indipendentemente dalla disponibilità economica del malato. Questo può sembrare scontato in Europa, ma in Uganda è un traguardo.

Uno dei principali problemi della sanità ugandese è la scarsità di strutture sanitarie, distanti anche decine di chilometri dai villaggi, e il ritardo nell’accesso alle cure talvolta è fatale. Il tempo necessario per raggiungere l’ospedale può essere anche di parecchie ore a piedi, più breve per chi può pagare la corsa in motocicletta - il “boda boda”. Il paradosso della povertà è il numero impressionante di pazienti ricoverati con traumi a gambe e piedi (che puntualmente si infettano) a seguito del tumultuoso viaggio in boda boda sulle strade non asfaltate.

Ma nonostante la scarsità di mezzi e risorse, l’infaticabile lavoro del personale medico e infermieristico dell’ospedale di Kalongo garantisce quotidianamente l’assistenza a centinaia di pazienti che vengono trattati al meglio delle possibilità. La piaga di HIV, malaria e tubercolosi non verrà sicuramente risolta in questo secolo. Ma la dedizione e la fiducia che la popolazione locale investe nella missione rendono la lotta a queste condizioni un impegno prioritario per ciascuno di noi. ‘To love and serve with joy’ è il motto della scuola di ostetricia. Cerchiamo di renderlo anche nostro".

Elena Salvador, medico specializzando in malattie infettive, Kalongo aprile 2022

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Ambrosoli, la Gould Family Foundation ha donato 40 nuovi letti e 100 materassi al reparto di maternità.

Uno dei reparti più grandi dell’ospedale di Kalongo, secondo solo alla pediatria per numero di letti e di pazienti ricoverati ogni anno, la maternità vanta certamente la storia più lunga e rappresenta il cuore dell'ospedale.

Perché è da qui che padre Giuseppe Ambrosoli ha dato inizio alla sua straordinaria opera a favore degli ultimi.

Oggi in maternità vengono assistite più di 4.000 donne all’anno; donne che da questo momento potranno essere accolte in un reparto più accogliente e dignitoso. Ma non solo, a breve arriveranno in reparto e in neonatologia nuove importanti strumentazioni mediche.

Ringraziamo di cuore la Gould Family Foundation per essere al nostro fianco a sostegno delle cure materne e neonatali.

L'eredità di Padre Giuseppe Ambrosoli mi ispira e mi ha sempre ispirata: ha dedicato la sua vita a creare un ospedale che oggi fornisce chirurgia, maternità e cure essenziali in una delle regioni più povere dell'Uganda. Servizi che per noi sono scontati, ma che lì fanno la differenza tra la vita e la morte.

Ho scelto di sostenere la Fondazione Ambrosoli perché credo nell'importanza di garantire cure mediche a chi ne ha più bisogno. L'Ospedale di Kalongo non è solo una struttura sanitaria, ma un punto di riferimento per un'intera comunità, offrendo speranza e opportunità.

Ciò che mi colpisce di più è il suo approccio sostenibile: non solo cure, ma anche prevenzione, formazione e inclusione sociale. Le campagne di vaccinazione, le visite rurali e l'educazione sanitaria creano un impatto duraturo.

Sostenere la Fondazione significa contribuire a un cambiamento reale, dare alle donne opportunità di crescita attraverso la scuola di ostetricia, e garantire cure a chi non può permettersele. Per me, è un gesto concreto di solidarietà e speranza.

Barbara

 

Dopo due anni di attesa e di rinvii a causa della pandemia, la beatificazione di padre Giuseppe Ambrosoli sarà celebrata in Uganda il 20 novembre 2022.

L’annuncio è stato dato da S. E. Mons.  Oscar Cantoni, vescovo di Como, durante la messa celebrata nella Parrocchia di Uggiate Trevano (CO).

Una notizia che apre questo nuovo anno riempiendo di gioia i nostri cuori.

CARI AMICI,

nell’ultimo anno e mezzo tutti noi abbiamo affrontato una sfida che mai avremmo immaginato, dalla quale con grande coraggio e spirito di resilienza stiamo finalmente uscendo. In Italia l’83% della popolazione è vaccinato contro il Covid19. Un traguardo prezioso per il bene di tutti, specialmente per chi non può ricevere il vaccino. Purtroppo, non è ovunque così. In Uganda questa sfida è ancora agli inizi. Su una popolazione di 44 milioni di abitanti, soltanto lo 0,9% ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino mentre gli effetti collaterali della pandemia stanno portando allo stremo la popolazione più povera, che vive nelle zone rurali. Oggi più che mai ogni azione messa in atto dal nostro ospedale a Kalongo vuole contribuire concretamente a colmare il divario tra povertà e diritto alla salute. Divario che durante la pandemia si è drammaticamente allargato e che oggi minaccia la salute delle donne e dei bambini in particolar modo.

I dati parlano da soli e preoccupano enormemente. Da inizio pandemia i tassi di immunizzazione dei bambini sono diminuiti del 29%, le visite prenatali del 26%, mentre è cresciuto il numero di bambini nati prematuri (+ 122%). I ricoveri in maternità sono calati del 56%, mentre il numero dei parti assistiti è sceso del 44% ed è cresciuta la percentuale dei parti cesarei effettuati in emergenza (+4%).

Fedele alla sua vocazione materno - infantile, l’ospedale sta investendo risorse ed energie per proteggere la salute delle donne e dei loro bambini. Perché le donne sono la spina dorsale della società ugandese. Prendersi cura di loro, formare nuove ostetriche, educare le donne sui principali temi della salute è oggi ancora più urgente e necessario se vogliamo salvare il maggior numero di donne e bambini non solo dal Covid19 ma ancora di più dalle principali malattie prevenibili, che per disinformazione e povertà sono spesso mortali.

In questo contesto le mamme non sono solo soggetti passivi. Se informate e coinvolte diventano parte della soluzione per salvare vite e promuovere comportamenti sani. Raccogliere l’eredità di padre Giuseppe significa anche questo: sostenere l’impegno dell’ospedale e della scuola di ostetricia per e a fianco delle donne ugandesi. Per un progresso sostenibile e duraturo.

Il diritto alla salute non può più essere privilegio di pochi, l’abbiamo ormai compreso bene anche noi che lo davamo per scontato. Se qualcuno resta indietro, tutti restiamo indietro.

Oggi, per lasciarci il Covid davvero alle spalle occorre prenderci cura di chi non può farcela da solo. Il lavoro che portiamo avanti ogni giorno mira non solo a soste[1]nere l’ospedale, ma anche a farlo crescere; prima di tutto for[1]mando il personale sanitario e coinvolgendo attivamente e sensibilizzando le comunità locali.

Da soli tutto questo però sarebbe impossibile.

Un grande grazie ai nostri sostenitori piccoli e grandi, alle aziende partner, alle istituzioni e alle organizzazioni amiche che hanno scelto di sostenerci anche in questo difficile anno e mezzo. La vostra generosità ci permette di portare avanti i nostri progetti per un domani più equo, sicuro e in salute per tutti.

Di cuore, buon Natale

Giovanna Ambrosoli

Charity Dinner 2021

Lo scorso 9 novembre si è tenuta nella splendida cornice di Villa D’Este a Cernobbio, la tradizionale Charity Dinner della nostra Fondazione.

Un appuntamento molto atteso, perché dopo due anni è stata tanta la voglia ritrovarsi e di tornare a sorridere insieme, lasciandoci alle spalle un momento che ha segnato le vite di tutti noi.

La nostra cena ha voluto segnare così questo nuovo inizio. Il tema della serata che abbiamo scelto non poteva prescindere da questi due anni e da tutto quello che chiunque di noi ha affrontato, e lo abbiamo fatto con uno sguardo rivolto a Kalongo, all’Africa e all’Uganda.

Mai come oggi non possiamo credere che la salute deve essere un bene accessibile a tutti e che deve essere globale. È importante quindi saper allungare lo sguardo e guardare oltre, all’umanità. Lo hanno sottolineato durante la serata la testimonianza che ci ha voluto lasciare Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore dell’ISPI da un punto di vista socio-economico e l’intervento Giuliano Rizzardini, responsabile delle malattie infettive dell’Ospedale Sacco e membro della nostra Fondazione, che ha vissuto in prima linea questa pandemia come medico e come uomo.

La serata è stata allietata da Alessandro Martire, “la leggenda del pianista sul lago di Como”, giovane pianista e compositore che ha dedicato a tutti i nostri ospiti alcune sue note composizioni.

Un ringraziamento a tutti i partecipanti e in particolare a tutti i nostri sponsor che ogni anno ci sostengono rendendo questa serata ‘speciale’: Allianz Bank, Ambrosoli, Lechler, M&G Investments, Fondazione M6+ Sicuritalia

Si ringrazia: La Collina dei Ciliegi – General Finance, Chiarella, Rattiflora

Grazie per essere sempre al nostro fianco.

Il 25 novembre sarà organizzata una Masterclass dalle promotrici di “Maledetto HPV”, un progetto che si pone un duplice obiettivo: da un lato aiutare le donne che hanno contratto l’HPV a vivere questo momento della loro vita nel modo più sereno possibile, superando la paura e l’ansia che accompagnano questa scoperta; dall’altro supportare la prevenzione per evitare che ci siano ancora troppe donne che si ammalano e muoiono di tumore del collo dell’utero.

La Masterclass LIVE si terrà il 25 novembre dalle 20 alle 23, è rivolta a tutte le donne e si pone come obiettivo quello di fornire alle partecipanti tutti gli strumenti necessari per riconoscere lo stress ed imparare a gestirlo al meglio.

Il progetto Maledetto HPV nasce dalla storia personale della biologa Roberta Corti che, dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza con l’ HPV (Papilloma Virus Umano), ha deciso di dedicare la sua attività a sconfiggere questo virus aiutando direttamente sia i medici che  le donne.

Il ricavato della Masterclass sarà devoluto alla Fondazione Ambrosoli.

 

Un grazie da Fondazione Ambrosoli, da tutte le donne e mamme di Kalongo, dalle ostetriche e personale sanitario del Dr Ambrosoli Memorial Hospital!

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