Martedì 12 marzo 2019 alle ore 17.00 presso l’Archivio Antico Università di Padova, verrà presentato il libro “Chiamatemi Giuseppe. Padre Ambrosoli, medico e missionario”, ispirato dalla vita e dall'opera di padre Giuseppe, medico-chirurgo e missionario che fondò in Uganda il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital e la scuola di ostetricia St Mary Midwifery School.

“CHIAMATEMI GIUSEPPE” è un bellissimo viaggio alla riscoperta delle virtù semplici e straordinarie di padre Giuseppe Ambrosoli. Un libro ricco di storie appassionanti e di testimonianze di chi nella vita lo ha incontrato e da allora non l’ha più dimenticato per le sue grandi capacità umane e imprenditoriali che incarnano valori oggi più che mai attuali e importanti.

Ingresso Libero

 

Giovanna Ambrosoli è intervenuta mercoledì 20 febbraio all'interno de L'ora solare,  il programma  condotto da Paola Saluzzi,  sul canale TV2000, per condividere con i telespettatori la sua esperienza umana e  il suo impegno professionale a sostegno dell'ospedale e della scuola di ostetricia di Kalongo, per proseguire l'opera di suo zio padre Giuseppe Ambrosoli a favore dei più bisognosi.

 

Prosegue l’importante progetto di rinnovamento strutturale degli Staff Quarter abitati dal personale ospedaliero, grazie al finanziamento proveniente dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) grazie ai fondi dell'8X1000 della Chiesa Cattolica.

La qualità della vita del personale influisce in maniera determinante sul servizio medico offerto ai pazienti. A causa della guerra civile gli alloggi all'interno dei quali viveva il personale insieme alle loro famiglie si sono deteriorati, risultando inadeguati sia dal punto di vista igienico che di sicurezza. Queste difficili condizioni di vita per lo staff hanno purtroppo causato un elevato tasso di abbandono del personale medico che ha preferito impieghi in strutture ospedaliere più moderne e in zone meno povere del Paese. Per fronteggiare la dispersione di risorse economiche e umane investite nella formazione del personale dell’ospedale, la Fondazione Ambrosoli ha avviato un progetto di rinnovamento degli alloggi destinati al personale locale, intervenendo non solo per ristrutturare gli edifici esistenti, ma anche per costruire nuovi blocchi abitativi.

Grazie a CEI sono iniziati i lavori della seconda parte di questo progetto che vedranno, oltre la ristrutturazione di una parte degli edifici esistenti, la costruzione di una nuova palazzina con quattro appartamenti per famiglie e interventi di miglioramento dei servizi igienico - sanitari e di accesso all'acqua potabile. Un altro importante tassello per garantire continuità all'ospedale e sostenere la popolazione nella formazione professionale.  Grazie a quanti continuano a credere nella nostra missione e nei nostri valori!

Marco Mignani ci racconta Kalongo attraverso le sue splendide fotografie e la sua bella testimonianza.

Fotografo con una lunga esperienza internazionale per marchi e aziende rilevanti, ha iniziato nel 2009 a collaborare anche in progetti sociali che lo hanno portato a scoprire vari paesi dalla Sierra Leone all’Africa Centrale, tra cui il Nord Uganda dove ci ha accompagnato in due missioni. Ecco la nostra realtà attraverso i suoi occhi.

"Quella di quest'anno è stata la mia seconda esperienza al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital e anche questa volta è stata forte, dolce e indimenticabile.
Collaborando in passato per Unicef ho viaggiato molto in Africa cercando di raccontare una realtà, così lontana dal nostro quotidiano da scaraventarti addosso emozioni fortissime, che segnano profondamente.
Ma Kalongo ed il Memorial Hospital hanno qualcosa di particolare, difficile da spiegare, se non ammettendo che questo luogo sia tuttora pervaso dallo spirito di padre Giuseppe Ambrosoli, dalla sua dedizione al prossimo senza se e senza ma. Spirito che si percepisce in tutte le persone che lavorano all'ospedale, dalle infermiere che studiano alla scuola di Suor Carmel, ai medici, ai volontari, alle persone che decidono di dedicare parte della loro vita a Kalongo insegnando, aiutando e salvando vite.

 

Entrambi i viaggi a Kalongo sono durati diversi giorni, dandomi la possibilità di vivere l'ospedale appieno con tutti loro, conoscendo bene le persone e sentendomi parte dell'ospedale stesso; vivendo insieme gioie e dolori, ascoltando le paure, le speranze ed i sogni delle persone ricoverate, di tutte le persone che lavorano all'ospedale e dei Padri Comboniani che portano avanti gli ideali del suo fondatore.

In particolare quest'anno ho potuto raccontare con le mie immagini la nascita di un bambino, seguendo “Susan” che mi ha permesso di fotografarla durante la visita pre-parto, la preparazione in sala operatoria, l'intervento di parto cesareo e l'abbraccio di una madre al figlio appena nato. Assistere ad una nascita è un'esperienza scioccante e meravigliosa allo stesso tempo, che porterò con me per sempre.

Vivere un'esperienza in Africa e soprattutto a Kalongo è qualcosa che consiglierei a tutti, perché troppo spesso ci dimentichiamo di quanto siamo fortunati e del fatto che viviamo nella parte “facile” del mondo. Scordiamo che le cose che per noi sono scontate in paesi come questo spesso sono sogni di difficile realizzazione. Uscire dalla propria zona di comfort e vivere una realtà, che la maggior parte delle persone non può nemmeno immaginare esista, riequilibra e resetta la scala di valori di ognuno di noi".

Il toccante cortometraggio  girato a Kalongo dal video maker e amico della Fondazione Giulio Tonincelli, è ufficialmente in concorso per i David di Donatello 2019!

Nel suo "Happy Today", Giulio  è riuscito a raccontare, con grande sensibilità, la storia di un’ostetrica che assiste le mamme di Kalongo durante uno dei momenti più delicati della loro vita.  Mettendo così in luce il duplice e vitale  ruolo della scuola di ostetricia sia nel garantire assistenza alle mamme durante il parto sia nel formare le giovani donne ugandesi, garantendo loro un futuro migliore.

 

https://youtu.be/dGCJatLFPJU

Cari amici,

Aiutare l’Africa con gli Africani” è l’ideale comboniano cui si è ispirato mio zio padre Giuseppe Ambrosoli ed è il fondamento su cui poggiano tutti i nostri interventi, da vent’anni.
Dal 1998 l’impegno della Fondazione Ambrosoli a favore degli ultimi è sempre cresciuto. Da sempre crediamo che il “domani migliore” dell’Africa sia indissolubilmente legato alla salute e all'educazione dei suoi figli. Per questo, oggi più che mai, il nostro sguardo è puntato sulle donne e sui più piccoli, futuro del loro Paese.
Fermo restando il nostro sostegno all'ospedale per continuare a garantire la continuità di servizi medici di qualità, oggi siamo particolarmente coinvolti su tre fronti.
Negli ultimi tre anni, il 31% dei pazienti assistiti è rappresentato da bambini di età inferiore ai 5 anni - pari a 44.592 bambini – solo nell'ultimo anno 3.686 i bambini nati all'ospedale di Kalongo di cui 230 prematuri. Per questo siamo fortemente impegnati in un progetto di riqualificazione e ampliamento del reparto di pediatria e dell’unità di neonatologia, entrambi inadeguati per dimensioni e condizioni strutturali: vogliamo che i nostri piccoli pazienti ricevano le cure migliori in un ambiente accogliente e adatto ai loro specifici bisogni, ma soprattutto vogliamo salvare più vite. Questo significa poter contare su personale specializzato, competente e motivato a restare in quest’area povera e remota. E’ dunque prioritario .....

1998 – 2018

Protagonisti di una migrazione controcorrente. Il futuro è cominciato da qui.

Si è tenuta lo scorso 24 ottobre l’annuale Charity Dinner di Fondazione Ambrosoli nella magica cornice di Villa d’Este a Cernobbio, il tradizionale appuntamento che riunisce amici, ambasciatori e quanti credono nei valori e nella missione della Fondazione. Un momento quello di quest’anno particolarmente sentito per la ricorrenza del 20° Anniversario della Fondazione: la strada percorsa è testimonianza del ruolo sempre più importante che la Fondazione Ambrosoli ha avuto e riveste per garantire continuità all’opera di padre Giuseppe a Kalongo. Tutto questo è stato possibile grazie a coloro che hanno sostenuto l’ospedale e la scuola di ostetricia lavorando sul campo in prima linea, portando competenze, partecipazione, scambio. Sono loro i protagonisti di questa migrazione controcorrente. E questo è il tema scelto per la serata perché il futuro dell’ospedale e della scuola è cominciato da qui, come ha scritto anche Mario Calabresi nella prefazione del libro “Chiamatemi Giuseppe”: l’accoglienza risulta ancora più eccezionale quando si pensa alla ’migrazione controcorrente’ di medici, giovani specializzandi, di volontari. Questo rispecchia il lavoro portato avanti dalla Fondazione Ambrosoli in questi anni per tenere in vita l’ospedale di Kalongo che rappresenta un vero ‘miracolo’ in quest’area sperduta e povera del Paese.

Ospiti della serata Alena Seredova che ha scelto di essere ambasciatrice della Fondazione, Tito Squillaci, medico pediatra appena rientrato da Kalongo che con la sua professionalità e umanità è stato un punto di riferimento per la Fondazione e l’Ospedale e che ha emozionato gli ospiti con la sua testimonianza di vita. E per festeggiare una sorpresa musicale con la voce di Rosalba Piccinni, la ‘cantafiorista’ come ama definirsi, cantante jazz che sta cavalcando le scene, nuova amica e ambasciatrice della Fondazione.

Qui a Kalongo il nostro lavoro fa davvero la differenza e riusciamo a portarlo avanti grazie a tutti coloro che condividono i nostri valori e credono nel nostro impegno. Un grazie di cuore a tutti gli amici che ci accompagnano da anni!

Lo scorso novembre, inaspettatamente, Serafino Cavalleri, il "falegname di Kalongo" è mancato. Poche settimane prima abbiamo realizzato un video, per ricordare i vent'anni della Fondazione, cui Serafino ha contribuito con la sua toccante testimonianza. Una fortuna per noi che abbiamo potuto incontrarlo un’ultima volta e una preziosa occasione per raccogliere il suo ultimo straordinario contributo al progetto che tanto amava.
Grazie Serafino per quello che hai fatto, sarai sempre con noi …

Il richiamo di Kalongo

Andare a Kalongo è stata per me un’esperienza bellissima, perché era un sogno che coltivavo fin da bambino. Quando arrivai a Gulu nell’ospedale del dott. Corti fu un disastro per il problema della lingua, non potevo dialogare con nessuno. Lì ho incontrato un fratello comboniano che mi ha portato a Kalongo a incontrare un medico italiano di Como … Padre Ambrosoli. Mi viene incontro e mi invita nella sua stanza per chiacchierare con calma. Abbiamo parlato per due ore e lì sì è aperto il cuore, poi a un certo punto tira fuori dei disegni e mi disse che doveva costruire la casetta delle suore. Io ritornai a Gulu. Da lì abbiamo iniziato a sentirci nonostante tutte le difficoltà della guerra e dell’isolamento fino al giorno in cui arrivò la notizia che stavano evacuando l’ospedale … fiumi di gente che correvano e scappavano tra i proiettili, la fine del mondo. Ricordo quel sabato che ho passato mezza giornata riparato sotto un tavolo a pregare sperando di tornare a casa da mia moglie e dai miei figli. Incontrati nuovamente padre Giuseppe a Kampala dove mi raccontò i tristi avvenimenti, dicendomi ‘bisogna andare avanti guarda quanto c’è da fare’. In quel momento mi passò un pensiero nella testa: se un domani decidessero di riaprire l’ospedale di Kalongo anche con un gamba sola ci devo andare. Dopo la morte di padre Ambrosoli, l’incontro con padre Tocalli dal ritorno da un pellegrinaggio a Lourdes a fine ottobre e ai primi gennaio eccoci partire insieme per riaprire Kalongo. E da quel momento è stata un’esperienza dura, faticosa ma molto bella perché si lavorava con il cuore e con l’amore che ci ha insegnato padre Giuseppe. L’augurio più bello alla Fondazione è di continuare su questa strada che è una cosa meravigliosa, era il sogno di padre Giuseppe. Lo voglio fare con una frase che ho imparato anche io molto tempo fa: ‘Fai del bene, scordalo lo troveranno gli altri’.
Serafino Cavalleri, falegname di Kalongo

Casa Miriam festeggia il Natale con la presentazione del Libro “Chiamatemi Giuseppe”

Un’occasione per presentare il libro che narra la storia di Padre Giuseppe e il miracolo che ancora oggi rappresenta l’ospedale di Kalongo in Nord Uganda, grazie alla collaborazione con l’associazione Geos Onlus. Casa Miriam ha deciso di festeggiare questo Natale per ringraziare tutta la famiglia allargata della comunità per il lavoro svolto nel 2018 e la nascita del “progetto Uganda” realizzato in collaborazione con la Fondazione Ambrosoli, accogliendo il racconto di padre Giuseppe.

Casa Miriam, nel Comune di Rubiana, ospiterà il 13 dicembre Giovanna Ambrosoli per raccontare la storia di padre Giuseppe, che in molti aspetti corrisponde in valori e intenti alla storia del progetto di Casa Miriam: un’autentica sintonia che si è tradotta in un ponte di collaborazione e in un legame di profonda amicizia.

Una felice connubio che mette in comune i valori dell’importanza dell’altro e del rispetto del diritto alla vita: Padre Giuseppe, la storia dell’incontro fra un medico, un popolo, un progetto che ha sempre aiutato i più vulnerabili, raccontato in Casa Miriam, terra di accoglienza, una realtà che offre ospitalità ai minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo che arrivano nel nostro Paese.

Programma

 

Ore 18.30       Saluti istituzionali del Sindaco

Ore 18.45       Presentazione del libro “Chiamatemi Giuseppe”: conversazione tra Domitilla D’Angelo e Giovanna Ambrosoli

Ore 19.15       Presentazione viaggio Geos in Uganda: i medici volontari della Missione Uganda, raccontano la loro esperienza a Kalongo

0re 19.30        Sketch teatrale ad opera dei ragazzi di Casa Miriam

Ore 19.45       Presentazione Calendario Geos 2019

Ore 20.00       Buffet in Casa Miriam

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