Testimonianze e racconti

"Per me il segreto della ‘santità’ di padre Giuseppe sta nella sua grande semplicità e nell’attaccamento massimo al dovere. Gli altri medici rispettavano e ammiravano molto la professionalità di padre Giuseppe, il quale insisteva anche con me perché, senza fare delle prediche, dessimo il buon esempio come cristiani con l’attaccamento al lavoro e nel rispetto della dignità delle persone” – Dott. Luigi Tacconi (lavorò a Kalongo con Padre Giuseppe)

“Nell’assistenza ai malati, nell’esecuzione dei vari adempimenti era il più premuroso, sempre attento, senza farsi notare a supplire alle omissioni degli altri … Era sempre pronto a servire tutti, con l’aria di aver bisogno di tutti, sempre pronto allo scherzo e all’ironia” - Dott. Luciano Terruzzi, 1949

"Al suo funerale, al quale assistei, una folla immensa di gente uscita dal bush, sfidando la guerriglia e i soldati; quella folla che lui aveva curato: lebbrosi, zoppi, ciechi, bambini, donne e vecchi. La stessa folla che seguiva Gesù.” - Emilia Francesca Susani, tecnica di laboratorio - Ngetta-Lira, 27 marzo 1987

“Buongiorno, personalmente non ho conosciuto padre Giuseppe, ma me ne ha parlato molto il mio papà, che ha lavorato in Ambrosoli per 38 anni. Oltre questo mio papà sapeva fare il barbiere e mi raccontava che diverse volte aveva fatto barba e capelli a padre Giuseppe. Inoltre, mi diceva la scarsa importanza che dava al suo abbigliamento e che più volte i suoi fratelli glielo facevano notare o gli acquistavano capi che poi lui regalava a chi aveva bisogno. Questi due aneddoti mi sono rimasti nel cuore insieme alla fuga dall’ospedale, nonostante i rischi per le condizioni di salute precarie”. - Enrica Briccola, sostenitrice della Fondazione Ambrosoli, marzo 2022

"A colui poi che, nel raccontare prodezze, gli veniva da dire ‘modestia a parte’, padre Giuseppe era solito aggiungere, sorridendo: ‘Povera modestia che viene sempre messa da parte!’” -  Padre Raffaele Di Bari – Kalongo, 1956-1964

“Nella sua umiltà stimava tutti più di sé stesso e non si metteva mai in posizione di maestro” Padre dr. Aldo Marchesini, Kalongo 1970 -1971

“Nella mia mente pensavo fosse un infermiere o un medico qualunque. Un uomo così semplice e di basso rango non poteva essere quel grande medico. Dopo un’ora ero ancora in attesa del ‘grande dottore’. Mi avvicinai alla suora di servizio e chiesi quando egli sarebbe arrivato” … “Ma il dottor Ambrosoli è già arrivato – rispose – l’ha visto anche lei, è dentro allo stanzino”. Dubbioso chiesi conferma alla gente seduta accanto a me. Dunque quell’uomo così gentile, così sereno, così umile e amico di tutti, era il ‘grande guaritore’ …, il cui nome è sulla bocca di tutti e che ha restituito la salute e la gioia di vivere a tante migliaia di persone ..”  Mr. Erkirapa, comandante delle prigioni di Gulu

"Una frase che ho sempre in mente: Cerca di fare le cose alla perfezione, però se non ti riescono bene non disfarle per farle perfette, le rovineresti; accontentati di averle fatte bene. Cerca però sempre la perfezione’” -  Suor Enrica Galimberti, strumentista e caposala, Kalongo 1971 – 1979

"È difficile parlare di una persona così schiva, così rispettosa degli altri, come Padre Ambrosoli, che non si metteva mai in mostra, che non appariva mai in primo piano. Era la pietra angolare, ma non si vedeva. Ti entrava dentro e ti cambiava la vita, ti insegnava a vivere e ti dava uno scopo” - Dott. Gian Franco Orecchioni

“La prima persona che mi venne incontro fu padre Giuseppe, mi prese le mani, mi diede il benvenuto e mi portò le valigie in camera. Per me un po’ rustica e asciutta, la sua gentilezza e amorevolezza mi stupirono. Capii con il tempo che il tutto non era forma ma sostanza, perché lui vedeva nell’altro (in qualunque altro) un figlio di Dio redento da Cristo. Aveva molte finezze nel trattare con gli altri. Per esempio, se qualcuno era ammalto di malaria, di notte si alzava, preparava una spremuta di arance e la portava nella casa del malato” - Emilia Francesca Susani, tecnica di laboratorio, Kalongo 1981

“Ora più che mai i ricordi del tempo vissuto in terra d'Africa, e specialmente nei primi sette anni di Missione a Kalongo, sono vivi e ricorrenti...  Lodiamo e ringraziamo il Signore per il grande dono alla Chiesa e all'Uganda di questo suo Figlio Prediletto. Lui certamente ringrazierà Dio di non dover essere qui presente di persona a partecipare ad eventi in suo onore ..., schivo com'era di ogni cosa che avesse sapore o parvenza di protagonismo ...Quanto gli pesavano quelle circostanze anche localmente!” - Suor Lea Zandonella, aprile 2022

“Ho avuto la fortuna di conoscere padre Giuseppe Ambrosoli. Sono una missionaria Comboniana che ha trascorso parecchi anni nel Nord dell'Uganda, tra Kitgum e Gulu. Ero impegnata nel campo educativo, ma son dovuta andare a Kalongo per ragioni di salute, e proprio là ho incontrato padre Ambrosoli. È stato un incontro di amicizia, semplice e cordiale che ho ancora vivo nel cuore perché mi sono sentita accolta immediatamente, ascoltata, capita e consigliata. Ero alla mia prima esperienza africana, quindi inesperta ma piena di entusiasmo. Ricordo molto bene la stanza di padre Giuseppe: un disordine completo! I libri erano sparsi sul pavimento tanto che non sapevo come muovermi. Dopo un breve colloquio, la conclusione è stata la seguente: cerchi di mangiare un panino con il salame quando può, e vedrà che tutto si risolverà’. Il dr Giuseppe, ha avuto ragione"  Suor Giovanna Bona, marzo 2022

"Conosco la storia di Kalongo dal 1988 (!) grazie ai racconti di un caro amico, Mario Mazzoleni di Ardesio, che dedicava gran parte del suo tempo a Kalongo, direttamente sul posto come valente elettricista, e qui in Italia come instancabile collettore di aiuti per la stessa missione. Credo avesse cominciato la sua attività a Kalongo verso il 1985; di certo aveva fatto in tempo a conoscere direttamente padre Giuseppe Ambrosoli. Me ne parlava in modo entusiasta, per lui era un santo, lo riteneva tale fin dalle sue prime visite a Kalongo. Ed è stato facile profeta in questa sua convinzione. Mario mi raccontava spesso che durante un periodo in cui era ammalato e aveva febbre alta, padre Giuseppe passava di notte nella sua stanza per salutarlo e lavargli la biancheria! Pochi giorni fa è morta Maria, moglie di Mario. Sul comodino della sua camera era in bella mostra una fotografia di padre Giuseppe, che Mario teneva come una preziosa reliquia. Questo episodio ha risvegliato in me tanti ricordi e soprattutto il desiderio di non dimenticare Kalongo; sono convinto che me l’ha suggerito Mario! “ - Lorenzo Fornoni, marzo/2021

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