"Per me me essere a Kalongo e svolgere questo periodo di volontariato vuol dire donare qualcosa agli altri ma al tempo stesso in cui la tua idea è quella di donare agli altri, finisci per ricevere molto più di quanto doni, dai gesti umani, agli scambi culturali, agli scambi scientifici, tutto diventa un arricchimento personale e altrui.
L’episodio che più mi ha colpito è stato quello di una bambina di 4 anni che è stata portata dai genitori per un morso di serpente, alla quale abbiamo dovuto amputare un piede e buona parte dei tessuti della gamba, il che ha richiesto tantissime medicazioni in sala operatoria. Per la bambina è stata ovviamente un trauma e lo si vedeva dal fatto che non ti sorrideva, era diffidente. È stata dura per lei ma al momento della ricostruzione dei tessuti, dopo che la ferita era pulita, è stata portata a Kampala ed affidata ad un chirurgo plastico, quindi sono sicura che questa storia finirà bene e ne sono felice.
Trascorrere del tempo a Kalongo è importante per i volontari, ti insegna a lavorare con poco, basandosi molto sulla clinica del paziente e meno sugli esami. Questo ti fa ripartire un po’ dalla base della medicina, dalle cose semplici che spesso vengono dimenticate.
Inoltre, le patologie sono molto diverse da quelle a cui sono abituata, il tipo di trauma che arriva è diverso, ad esempio in Italia abbiamo molti incidenti stradali mentre lì una cosa che mi ha colpito era proprio la causa del trauma (caduta da albero di mango, assaltato da bufalo...). Un’altra cosa che mi ha colpito è di aver visto pochissimi casi di tumore."
Elisa Butera, chirurga a Kalongo