Anche Famiglia Cristiana con noi a Kalongo in questa importante occasione.
Il giornalista Luciano Scalettari di Famiglia Cristiana ci ha accompagnato a Kalongo per raccontare, attraverso il suo bellissimo reportage, le celebrazioni per il 60° Anniversario della scuola di ostetricia e "l'ospedale dei miracoli" come definisce nel titolo del reportage, il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital.
“Prendersi cura di una donna incinta è una cosa meravigliosa perché l’ostetrica è la prima a dire alla madre che è incinta di un altro essere umano, la prima ad ascoltare il battito del cuore, la prima a ricevere quella vita fra le mani con amore, la prima a dire alla madre il sesso del bambino, la prima a congratularsi e ringraziare la madre per avere portato un’altra vita nel mondo”. Sr Carmel Abwot
Celebrare la scuola di ostetricia di Kalongo significa celebrare non solo un’istituzione ma anche tutte le donne e le mamme ugandesi che grazie alla formazione sono riuscite a crearsi una professione affermando il proprio ruolo sociale. Questo il grande valore della Midwifery School, la scuola voluta da padre Giuseppe e per la quale ha dato la vita. Un progetto lungimirante che contribuisce allo sviluppo di questo Paese. In Uganda, più di una donna su cinque di età compresa tra i 15 e i 49 anni subisce un qualche tipo di violenza nel corso della sua vita. Le violenze di genere possono avere conseguenze devastanti per la loro vita: si ritrovano molto spesso ad affrontare gravidanze indesiderate, aborti praticati in condizioni non sicure e il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili.
Ecco perché la nostra scuola svolge un ruolo importante non solo come risposta concreta e sostenibile al problema dell’elevato tasso di mortalità materna infantile in Africa, ma anche come concreto sostegno alle donne nell'affermazione del proprio ruolo sociale.
La formazione, infatti, lavora a 360° sul rafforzamento della figura femminile, incoraggiando la donna a raggiungere la propria autonomia, emancipandosi dalla figura maschile e dalle pressioni sociali della comunità di appartenenza che ancora oggi non le riconosce il diritto allo studio e alla salute.
Nel ringraziare di cuore Famiglia Cristiana e il nostro compagno di viaggio Luciano Scalettari, vi lasciamo alla lettura del reportage.
La Fondazione Ambrosoli ha ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italiana un importante finanziamento - erogato grazie ai fondi dell’8x1000 - per l’attività del reparto maternità, la formazione di medici e ostetriche e la ristrutturazione delle abitazioni del personale che vive e lavora al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo.
Obiettivo: contribuire a sostenere le cure mediche per le donne in gravidanza e garantire loro parti sicuri con progetti che da un lato assicurano l’accesso ai servizi sanitari di cura e prevenzione; dall'altro contribuiscono a promuovere la formazione medica locale, rispecchiando quella che è da sempre la missione di Fondazione Ambrosoli.
La costruzione di nuovi alloggi per lo staff e l’accessibilità ad acqua potabile e servizi igienici garantirà un alloggio dignitoso a tutto il personale dell’ospedale riducendo il turn over e garantendo la continuità e la professionalità dell’assistenza fornita.
CEI finanzierà inoltre 34 borse di studio per ostetriche diplomate e una borsa di studio per la laurea in ostetricia, e la borsa di studio per il futuro pediatra dell’ospedale, il Dr. Maurice Okao, già medico impegnato nella pediatria di Kalongo.
Per le sue capacità e la sua dedizione, il Dr. Okao è stato scelto dalla Fondazione Ambrosoli per il Master Triennale in Pediatria presso l’Università di Makerere a Kampala.
Investire sulla formazione e lo sviluppo professionale del personale locale, garantendo sostenibilità e qualità, è un nostro prioritario impegno.
Un grazie di cuore dalla Fondazione Ambrosoli e da Kalongo alla CEI per essere al nostro fianco nel sostenere il grande lavoro dell’ospedale investendo sulle risorse di questo Paese.
60° anniversario Midwifery School di Kalongo
Un grazie di cuore a quanti hanno voluto celebrare con noi questo importante anniversario.
Il video-documentario del filmaker Giulio Tonincelli, vincitore di numerosi premi, che racconta la giornata di un’ostetrica a Kalongo. L’emozione e un inno alla vita a Kalongo
All'ombra del Monte Oret, nella terra di Acholi, nell'Uganda settentrionale, Patricia studia come ostetrica. Aiuta le neomamme a superare il dolore fisico e l'immensa emozione del parto. A Kalongo, questo villaggio sperduto, non c'è anestesia ma non manca mai il conforto della voce di un'ostetrica e la dolce rassicurazione della sua compagnia.
Attraverso gli occhi e le parole di Patricia, Giulio Tonincelli, filmaker, cattura gli attimi intensi della vita a Kalongo, raccontandoci la giornata di un’ostetrica. Questi “angeli custodi” che la St. Mary Midwifery School del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital forma per assicura continuità medica al reparto di Maternità dell’Ospedale e autonomia professionale alle giovani donne ugandesi, contribuendo allo sviluppo del ruolo sociale della donna quale importante strumento di empowerment femminile.
Formare un’ostetrica in Uganda significa innanzitutto istruire una donna. Una donna istruita è una donna più sana e indipendente, capace di prendersi cura di sé, dei propri figli e della comunità. Alla St. Mary Midwifery School un’ostetrica non impara solo a diventare competente ed efficiente, ma anche a prendersi cura della salute e del benessere delle madri e dei loro bambini.
“Ogni mio lavoro nasce dalla curiosità e dalla voglia di scoprire contesti e culture lontane da quella in cui sono nato e cresciuto. Con Jessica Pepper Peterson, amica e fotografa che mi ha fatto incontrare la Fondazione, sentivamo il bisogno ed il dovere di raccontare la piccola realtà di Kalongo e il contesto difficile in cui vivono tante donne, madri e ostetriche. Questi luoghi e le persone incontrate, vissuti in prima persona, hanno fatto sbocciare in noi sensazioni uniche che abbiamo cercato di raccontare nel nostro lavoro. La sincerità e la bellezza dei sorrisi, l'umiltà di piccole azioni quotidiane e il pensiero positivo al di sopra di ogni condizione è un insegnamento ed un esempio da condividere. La scuola, quindi la conoscenza, come recitava suor Carmel è la strada che porta alla libertà e le ostetriche, prima di tutto donne, hanno un ruolo fondamentale non solo per Kalongo o per l'Uganda ma per il futuro del nostro mondo!”, ci racconta Giulio Tonincelli
Giulio nelle sue varie avventure professionali ha lavorato a New York nello studio del fotografo Steve McCurry e in diverse produzioni con registi come Luca Guadagnino e Edoardo Gabbriellini. Ha inoltre partecipato a progetti con numerose ONG attraversando Siria, Turchia, Palestina, India, Uganda, Bolivia, Cile e Argentina.
Il suo ultimo film Happy Today è stato selezionato in diversi festival del circuito Oscar viaggiando dagli Stati Uniti al Giappone. Tra i vari riconoscimenti ha vinto il premio “Location Negata” all’Ischia Film Festival ed è stato in selezione ufficiale tra i cortometraggi che concorrono al David di Donatello 2019.
Una performance teatrale e canora che omaggia due icone: Alda Marini e Mia Martini
Teatro dal Verme 10 giugno 2019 – ore 18.30 – 20.30
“In occasione del 60° anniversario della St. Mary’s Midwifery School di Kalongo siamo felici ed onorati di poter partecipare con il nostro contributo teatrale a questa giornata di sostegno alla Fondazione Ambrosoli che si occupa di rendere possibile l'attività del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital e della scuola di ostetricia. Riteniamo che il prezioso lavoro di questo progetto sia un bene non solo per la città di Kalongo in Uganda ma per tutta l'umanità”
Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan, Matilde Facheris, Virginia Zini, Giulia Bertasi e Mell Morcone - Atir Teatro Ringhiera di Milano
Arianna Scommegna dal Magnificat di Alda Merini, alla fisarmonica Giulia Bertasi
Le brucianti parole di Alda Merini raccolte nel libretto Magnificat suscitano una vibrante interpretazione da parte di Arianna Scommegna che sa restituire tutta la carnalità, intimità e la sorprendete immedesimazione della poetessa nei panni della Vergine Maria.
Nel Magnificat di Alda Merini, l’umanità di Maria fa emergere una potente contraddizione: la vastità del divino sa trovare spazio in un corpo, e per giunta nel corpo di una ragazzina. Così incontriamo lo spavento e la speranza, lo sgomento e lo stupore, il dubbio e la certezza di quella che sarà la madre di Dio. Questo contrasto trova il suo compimento nell’accettazione del Mistero. La poesia di Alda Merini, nelle parole di Maria, riesce a far coesistere lo smarrimento presente, il ricordo dell’innocenza passata e la dolorosa consapevolezza dell’avvenire. Maria è, nel medesimo tempo, se stessa, la ragazzina che era e la madre di Dio che sarà. Un cortocircuito vertiginoso e inafferrabile. Ed è proprio della grande poesia consentirci di scorgere questo incomprensibile.
Sandra Zoccolan, Matilde Facheris, Virginia Zini un omaggio a Mia Martini, al pianoforte Mell Morcone
Una delle voci femminili più belle ed espressive della musica italiana caratterizzata da una fortissima intensità espressiva: “Una voce con il sangue, con la carne”.
Tre attrici cantanti cercano di restituirne la grandezza e la fragilità con un racconto variegato che spazia dalle sue splendide canzoni, dalle più conosciute ai gioielli più nascosti, fino a ricordi personali. Mia Martini era un’anima mediterranea, calda, solare ma sembra averla sempre accompagnata uno strano senso di solitudine. Un racconto in musica e parole di una delle voci più intense delle musica italiana. Un omaggio. Un ritratto. Un dono.
Fondazione Ambrosoli celebra il 60° anniversario della Midwifery School, la scuola di ostetricia fondata a Kalongo (Nord Uganda) da Padre Giuseppe Ambrosoli, medico chirurgo e missionario, con un evento a Milano il 10 giugno al Teatro dal Verme.
Un’occasione per riportare l’attenzione, insieme ad autorevoli ospiti, sul ruolo della donna nella società, sulla crescita e autonomia professionale e sull'importanza di creare le condizioni per uno sviluppo e per un empowerment efficace per le donne, soprattutto nei contesti più difficili e la scuola di Kalongo vuole essere l'esempio che è possibile raggiungere risultati e contribuire ad aiutare un Paese a crescere.
A seguire una performance teatrale e musicale dedicata alle donne e alla maternità da Alda Marini a Mia Martini.
Dalla sua nascita nel 1959 alla Midwifery School si sono diplomate 1.460 ostetriche che, grazie a una formazione qualificata, hanno contribuito con professionalità alla prevenzione, alla cura delle donne non solo in Uganda, ma anche in numerosi Paesi dell’Africa sub sahariana.
Formare un’ostetrica in Uganda significa innanzitutto istruire una donna. Una donna istruita è una donna più sana e indipendente, capace di prendersi cura di sé, dei propri figli e della comunità. Una donna a cui è data la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di fare la differenza per la crescita del Paese. In Uganda questa possibilità è, ancora oggi, troppo spesso preclusa alle donne.
La Fondazione Ambrosoli combatte ogni giorno per la vita, per proteggerla e garantirla. Le ostetriche della Midwifery, in un’area del pianeta che ne conta 1 ogni 13.000 abitanti, sono i veri agenti di cambiamento, capaci di fare la differenza, spesso tra la vita e la morte, per migliaia di donne e bambini ogni anno.
Si ringrazia Banco Desio per il contributo alla realizzazione dell’evento.
“Ora lavoro al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital come ostetrica. Prometto di dare il mio meglio per dimostrare amore e cura a tutti i pazienti, in particolare alle mamme e ai loro piccoli. Cercherò di seguire la testimonianza d’amore e di accoglienza di padre Giuseppe Ambrosoli. Tutti noi possiamo vivere nel ricordo dei suoi insegnamenti”. Sr. Beatrice Kwena, ostetrica.
Fin da bambina, Sr. Beatrice Kwena coltiva in sé una profonda spinta religiosa e la chiara volontà di spendersi per i più bisognosi. A ventidue anni, a Gulu, diventa suora. All'interno della sua congregazione conosce Sr Carmel, direttrice della scuola di ostetricia di Kalongo. Questo incontro le cambia la vita, facendo germogliare in lei un nuovo seme: il desiderio di prendersi cura delle donne, delle mamme e dei loro bambini.
Nel 2016, grazie ad un nostro donatore che ha generosamente finanziato il suo percorso di studi, Sr. Beatrice Kwena consegue il Certificato in ostetricia, alla scuola di ostetricia di Kalongo. Da allora lavora stabilmente al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital.
Fedele all'impegno preso, sia come religiosa sia come ostetrica, Sr Beatrice non si è fermata qui ma ha scelto di proseguire gli studi e conseguire il Diploma in ostetricia. E noi abbiamo scelto di sostenerla ancora una volta, perché a Kalongo e non solo, c’è grande bisogno di lei!
Dal 1990, secondo l’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità - stiamo assistendo a livello mondiale a un costante declino del tasso di mortalità materna e neonatale, in larga parte riconducibile alla presenza di un numero maggiore di ostetriche. Purtroppo in Uganda c’è ancora molto da fare: il tasso di mortalità materna è di 343 su 100.000 bambini nati viti (in Italia è di 3).
La maggioranza di queste morti può essere evitata con adeguate cure prenatali, il parto assistito e l’assistenza post natale; attività che ostetriche adeguatamente formate possono svolgere in piena autonomia. Le ostetriche inoltre, come donne e membri delle stesse comunità locali, svolgono un’essenziale azione di sensibilizzazione della collettività e possono farsi portavoce dei diritti delle donne. Sono agenti di cambiamento duraturo perché maturato all'interno delle comunità. Questo significa “Salvare l’Africa con l’Africa” e questo fa la St. Mary Midwifery Training School dal 1959.
Per questo non indietreggiamo di fronte all'impegno di fare di più per sostenere quest’opera così importante. Vogliamo ampliare la capacità ricettiva della scuola da un punto di vista strutturale e migliorare la qualità didattica dei percorsi formativi, accompagnando e sostenendo la scuola nel percorso di creazione del Corso di Laurea in Ostetricia, riconosciuto a livello nazionale.
Restate al nostro fianco, abbiamo bisogno del vostro aiuto per continuare a sostenere la formazione e la crescita delle donne del Nord Uganda, grazie!
“L'educazione delle ragazze è tra le forze più potenti del pianeta”
Melinda Gates
Care amiche, cari amici,
negli anni, visitando Kalongo e imparando a conoscere questo luogo così complesso ma così bello, ho capito cosa significa davvero formare un’ostetrica. In Uganda significa innanzitutto istruire una donna. Una donna istruita è una donna più sana e indipendente. Capace di prendersi cura di sé, dei propri figli e della comunità. Una donna a cui è data la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di fare la differenza per la crescita del Paese. In Uganda questa possibilità è, ancora oggi, troppo spesso preclusa alle donne.
Padre Giuseppe è stato un uomo visionario e precursore dei tempi, convinto fin da subito di quanto fosse imprescindibile investire nella salute e nella formazione delle donne per riuscire a garantire una vita migliore a centinaia di migliaia di persone, in particolare ai più vulnerabili.Aveva compreso che provvedere all'educazione e alla formazione femminile, rappresentava un modello concreto e sostenibile per la crescita di un Paese. Immaginare tutto questo 60 anni fa e realizzarlo dal nulla nel mezzo dell’Africa equatoriale è stato ed è qualcosa di straordinario ancora oggi.
Il sogno di padre Giuseppe è oggi qui davanti a me, davanti a noi.Dal primo mattone della scuola di ostetricia, posato nel 1959 dopo soli due anni dalla creazione dell’ospedale, sono uscite diplomate da questa istituzione d’eccellenza più di 1.300 ostetriche.
A Kalongo ci battiamo ogni giorno per la vita. Per proteggerla e garantirla. E le “nostre” ostetriche, in un’area del pianeta che ne conta una ogni 13.000 abitanti, sono lo strumento più potente su cui possiamo contare. Sono i veri agenti di cambiamento, capaci di fare la differenza, spesso tra la vita e la morte, per migliaia di donne e bambini ogni anno..
Per questo ci battiamo con tutte le nostre forze per sostenere l’attività di formazione della scuola.
I nostri obiettivi per i prossimi anni sono ambiziosi.
Vogliamo ampliare la capacità ricettiva della scuola da un punto di vista strutturale e migliorare la qualità didattica dei percorsi formativi, accompagnando e sostenendo la Scuola nel percorso di creazione del Corso di Laurea in Ostetricia, riconosciuto a livello nazionale.
E’ un progetto in cui crediamo molto, perché siamo convinti - oggi più che mai - che investire nell'educazione femminile di qualità sia la chiave di accesso a un futuro di crescita sostenibile e di sviluppo umano e sociale, non solo del continente Africano ma del mondo intero. Un disegno coraggioso, che potremo realizzare solo insieme a chi, con fiducia e passione, ci sostiene. Avremo bisogno di voi e del vostro aiuto.
Grazie per essere al nostro fianco.
Giovanna Ambrosoli
Il mio primo incontro con l’Africa è avvenuto sui banchi del liceo, quando il nostro professore di religione, Don Tullio Contiero condivideva con noi la sua esperienza al rientro dalle sue missioni in Uganda, mostrandoci le foto di bambini, donne e villaggi.
Ho sempre saputo fin da piccola di voler diventare medico, magari non di diventare chirurgo urologo. Con questa visione coltivavo un sogno durante la mia giovinezza: collaborare nei due grandi ospedali africani, che per me rappresentavano il massimo dell’ideale dell’aiuto agli altri. Uno era l’ospedale di Lambarenè del dott. Albert Schweitzer e l’altro l’ospedale di Padre Ambrosoli a Kalongo.
A distanza di anni, divenuta un chirurgo più esperto, il seme lanciato da Don Contiero ha dato i suoi frutti. Grazie ad incontri favorevoli, sono partita nel 1997 con altri colleghi per una missione a Sololo, uno sperduto villaggio del Kenia al confine con l’Etiopia. Successivamente altre missioni per l’Africa fino a quando ho incontrato a Bologna la dott.ssa Giovanna Ambrosoli e mi sono proposta come urologa per una missione a Kalongo. Qui ho capito che il ciclo del destino si compiva nuovamente, dandomi la possibilità di lavorare in uno degli ospedali d’Africa, mito della mia adolescenza. Ed in questo mio sogno ho coinvolto anche Anastasia (detta Wanda) amica e collega radiologa.
Ormai in pensione, abbiamo deciso di fare questa esperienza in Uganda, nel villaggio dove molti anni fa un italiano, Padre Giuseppe Ambrosoli, aveva costruito questo piccolo ospedale, sviluppato ulteriormente negli anni successivi, ed ancora funzionante malgrado 20 anni di guerra civile.
Il concetto di ospedalizzazione, al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital, è piuttosto ampio, in quanto il malato non viene ricoverato da solo, ma è accompagnato da tutta la famiglia che gli resta vicino per il tempo della degenza. Si vedevano, perciò, intere famiglie, giunte a piedi dai villaggi vicini, per accompagnare il loro congiunto e poi rimare in ospedale in aree a loro predisposte, dove potevano cucinare e provvedere ai bisogni del nucleo familiare, compresa l’igiene personale ed il bucato.
La mattina, infatti, sui rami degli alberi o sui grandi cespugli venivano stesi indumenti colorati ad asciugare al sole, per indicare l’operosità delle donne, sempre pronte a sostenere la famiglia in ogni situazione. La famiglia unita affronta la malattia insieme al paziente che riceve così sostegno ed incoraggiamento alla guarigione, senza sentirsi solo in questo percorso. Percorrevamo più volte durante il giorno le aree aperte dove soggiornavano i parenti dei pazienti, sentendoci osservate da occhi curiosi o sorridenti, a volte assenti che si animavano subito al saluto nella loro lingua Acholi: ” Apoio”. In certi momenti pensavamo di disturbare la loro vita, di non capire perfettamente quello che volevano comunicare, né la loro mentalità, sentendo l’imbarazzo di essere privilegiati in questo mondo, al contrario di loro.
Ci informammo sulle abitudini del villaggio e sul ruolo della donna nella comunità. Il miglioramento delle condizioni umane, in qualsiasi angolo del globo terrestre, richiede un lungo periodo di tempo ed un cambiamento della mentalità. Dovrà necessariamente iniziare col rispetto della donna che ancora manca in questa area geografica, come in altre. Saranno proprio le donne che porteranno avanti il Paese, impegnandosi a debellare la corruzione e l’ingiustizia sociale, lavorando come fanno da sempre, per crescere i figli e per l’economia della famiglia e quindi della popolazione.
Questa fiducia nelle donne si alimentava nel vedere il comportamento in ambito sanitario delle dottoresse e delle infermiere.
Osservare in prima fila la giovane dottoressa ugandese alle 8,30 del mattino, dopo la notte passata di guardia, pronta ed attiva al meeting sull'uso degli antibiotici, faceva ben sperare. Dimostrava, oltre alla buona volontà, che aveva compreso le difficoltà e gli ostacoli del lavoro quotidiano, ma non la spaventavano: la fierezza dei suoi occhi era l’arma vincente!”