"Dal primo momento in cui ho messo piede sulle terre del distretto di Agago dove si trova l’ospedale di Kalongo, mi ha stupito l’estensione a perdita d’occhio di ettari su ettari di terreni non coltivati, aridi, ombreggiati solo a tratti da sparuti alberi. Terreni che sembrano scoraggiare anche i più motivati a portarsi a casa a fine giornata qualche patata per cena. Patate, fagioli e riso bollito sono l’alimentazione quotidiana per chi se lo può permettere, per gli altri ci sono malakwang e akejo, verdure simili agli spinaci servite con burro di arachidi.
Quello dell’alimentazione è un problema antichissimo in queste aree, che si accentua alla fine della stagione secca quando le riserve del raccolto precedente vanno via via ad esaurirsi. Così il numero di bambini - ma anche di adulti - ricoverati per malnutrizione acuta severa si accentua e con esso il numero delle morti.
In Uganda, ogni singolo esame medico deve essere pagato in anticipo per evitare insolvenze e se il paziente non se lo può permettere, non lo fa. Il vantaggio dell’ospedale Ambrosoli rispetto ad altre strutture sanitarie ugandesi è che i costi delle prestazioni sanitarie sono calmierati, grazie al principio di charity - di carità - che è alla base della missione.
Grazie a questo, il paziente è tenuto a pagare solo una piccola quota per l’ammissione in reparto e per la dimissione, mentre l’accesso ai farmaci è garantito per tutta la durata del ricovero, indipendentemente dalla disponibilità economica del malato. Questo può sembrare scontato in Europa, ma in Uganda è un traguardo.
Uno dei principali problemi della sanità ugandese è la scarsità di strutture sanitarie, distanti anche decine di chilometri dai villaggi, e il ritardo nell’accesso alle cure talvolta è fatale. Il tempo necessario per raggiungere l’ospedale può essere anche di parecchie ore a piedi, più breve per chi può pagare la corsa in motocicletta - il “boda boda”. Il paradosso della povertà è il numero impressionante di pazienti ricoverati con traumi a gambe e piedi (che puntualmente si infettano) a seguito del tumultuoso viaggio in boda boda sulle strade non asfaltate.
Ma nonostante la scarsità di mezzi e risorse, l’infaticabile lavoro del personale medico e infermieristico dell’ospedale di Kalongo garantisce quotidianamente l’assistenza a centinaia di pazienti che vengono trattati al meglio delle possibilità. La piaga di HIV, malaria e tubercolosi non verrà sicuramente risolta in questo secolo. Ma la dedizione e la fiducia che la popolazione locale investe nella missione rendono la lotta a queste condizioni un impegno prioritario per ciascuno di noi. ‘To love and serve with joy’ è il motto della scuola di ostetricia. Cerchiamo di renderlo anche nostro".
Elena Salvador, medico specializzando in malattie infettive, Kalongo aprile 2022
Grazie alla collaborazione con la Fondazione Ambrosoli, la Gould Family Foundation ha donato 40 nuovi letti e 100 materassi al reparto di maternità.
Uno dei reparti più grandi dell’ospedale di Kalongo, secondo solo alla pediatria per numero di letti e di pazienti ricoverati ogni anno, la maternità vanta certamente la storia più lunga e rappresenta il cuore dell'ospedale.
Perché è da qui che padre Giuseppe Ambrosoli ha dato inizio alla sua straordinaria opera a favore degli ultimi.
Oggi in maternità vengono assistite più di 4.000 donne all’anno; donne che da questo momento potranno essere accolte in un reparto più accogliente e dignitoso. Ma non solo, a breve arriveranno in reparto e in neonatologia nuove importanti strumentazioni mediche.
Ringraziamo di cuore la Gould Family Foundation per essere al nostro fianco a sostegno delle cure materne e neonatali.
L'eredità di Padre Giuseppe Ambrosoli mi ispira e mi ha sempre ispirata: ha dedicato la sua vita a creare un ospedale che oggi fornisce chirurgia, maternità e cure essenziali in una delle regioni più povere dell'Uganda. Servizi che per noi sono scontati, ma che lì fanno la differenza tra la vita e la morte.
Ho scelto di sostenere la Fondazione Ambrosoli perché credo nell'importanza di garantire cure mediche a chi ne ha più bisogno. L'Ospedale di Kalongo non è solo una struttura sanitaria, ma un punto di riferimento per un'intera comunità, offrendo speranza e opportunità.
Ciò che mi colpisce di più è il suo approccio sostenibile: non solo cure, ma anche prevenzione, formazione e inclusione sociale. Le campagne di vaccinazione, le visite rurali e l'educazione sanitaria creano un impatto duraturo.
Sostenere la Fondazione significa contribuire a un cambiamento reale, dare alle donne opportunità di crescita attraverso la scuola di ostetricia, e garantire cure a chi non può permettersele. Per me, è un gesto concreto di solidarietà e speranza.
Barbara
Dopo due anni di attesa e di rinvii a causa della pandemia, la beatificazione di padre Giuseppe Ambrosoli sarà celebrata in Uganda il 20 novembre 2022.
L’annuncio è stato dato da S. E. Mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como, durante la messa celebrata nella Parrocchia di Uggiate Trevano (CO).
Una notizia che apre questo nuovo anno riempiendo di gioia i nostri cuori.
CARI AMICI,
nell’ultimo anno e mezzo tutti noi abbiamo affrontato una sfida che mai avremmo immaginato, dalla quale con grande coraggio e spirito di resilienza stiamo finalmente uscendo. In Italia l’83% della popolazione è vaccinato contro il Covid19. Un traguardo prezioso per il bene di tutti, specialmente per chi non può ricevere il vaccino. Purtroppo, non è ovunque così. In Uganda questa sfida è ancora agli inizi. Su una popolazione di 44 milioni di abitanti, soltanto lo 0,9% ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino mentre gli effetti collaterali della pandemia stanno portando allo stremo la popolazione più povera, che vive nelle zone rurali. Oggi più che mai ogni azione messa in atto dal nostro ospedale a Kalongo vuole contribuire concretamente a colmare il divario tra povertà e diritto alla salute. Divario che durante la pandemia si è drammaticamente allargato e che oggi minaccia la salute delle donne e dei bambini in particolar modo.
I dati parlano da soli e preoccupano enormemente. Da inizio pandemia i tassi di immunizzazione dei bambini sono diminuiti del 29%, le visite prenatali del 26%, mentre è cresciuto il numero di bambini nati prematuri (+ 122%). I ricoveri in maternità sono calati del 56%, mentre il numero dei parti assistiti è sceso del 44% ed è cresciuta la percentuale dei parti cesarei effettuati in emergenza (+4%).
Fedele alla sua vocazione materno - infantile, l’ospedale sta investendo risorse ed energie per proteggere la salute delle donne e dei loro bambini. Perché le donne sono la spina dorsale della società ugandese. Prendersi cura di loro, formare nuove ostetriche, educare le donne sui principali temi della salute è oggi ancora più urgente e necessario se vogliamo salvare il maggior numero di donne e bambini non solo dal Covid19 ma ancora di più dalle principali malattie prevenibili, che per disinformazione e povertà sono spesso mortali.
In questo contesto le mamme non sono solo soggetti passivi. Se informate e coinvolte diventano parte della soluzione per salvare vite e promuovere comportamenti sani. Raccogliere l’eredità di padre Giuseppe significa anche questo: sostenere l’impegno dell’ospedale e della scuola di ostetricia per e a fianco delle donne ugandesi. Per un progresso sostenibile e duraturo.
Il diritto alla salute non può più essere privilegio di pochi, l’abbiamo ormai compreso bene anche noi che lo davamo per scontato. Se qualcuno resta indietro, tutti restiamo indietro.
Oggi, per lasciarci il Covid davvero alle spalle occorre prenderci cura di chi non può farcela da solo. Il lavoro che portiamo avanti ogni giorno mira non solo a soste[1]nere l’ospedale, ma anche a farlo crescere; prima di tutto for[1]mando il personale sanitario e coinvolgendo attivamente e sensibilizzando le comunità locali.
Da soli tutto questo però sarebbe impossibile.
Un grande grazie ai nostri sostenitori piccoli e grandi, alle aziende partner, alle istituzioni e alle organizzazioni amiche che hanno scelto di sostenerci anche in questo difficile anno e mezzo. La vostra generosità ci permette di portare avanti i nostri progetti per un domani più equo, sicuro e in salute per tutti.
Di cuore, buon Natale
Giovanna Ambrosoli
Lo scorso 9 novembre si è tenuta nella splendida cornice di Villa D’Este a Cernobbio, la tradizionale Charity Dinner della nostra Fondazione.
Un appuntamento molto atteso, perché dopo due anni è stata tanta la voglia ritrovarsi e di tornare a sorridere insieme, lasciandoci alle spalle un momento che ha segnato le vite di tutti noi.
La nostra cena ha voluto segnare così questo nuovo inizio. Il tema della serata che abbiamo scelto non poteva prescindere da questi due anni e da tutto quello che chiunque di noi ha affrontato, e lo abbiamo fatto con uno sguardo rivolto a Kalongo, all’Africa e all’Uganda.
Mai come oggi non possiamo credere che la salute deve essere un bene accessibile a tutti e che deve essere globale. È importante quindi saper allungare lo sguardo e guardare oltre, all’umanità. Lo hanno sottolineato durante la serata la testimonianza che ci ha voluto lasciare Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore dell’ISPI da un punto di vista socio-economico e l’intervento Giuliano Rizzardini, responsabile delle malattie infettive dell’Ospedale Sacco e membro della nostra Fondazione, che ha vissuto in prima linea questa pandemia come medico e come uomo.
La serata è stata allietata da Alessandro Martire, “la leggenda del pianista sul lago di Como”, giovane pianista e compositore che ha dedicato a tutti i nostri ospiti alcune sue note composizioni.
Un ringraziamento a tutti i partecipanti e in particolare a tutti i nostri sponsor che ogni anno ci sostengono rendendo questa serata ‘speciale’: Allianz Bank, Ambrosoli, Lechler, M&G Investments, Fondazione M6+ Sicuritalia
Si ringrazia: La Collina dei Ciliegi – General Finance, Chiarella, Rattiflora
Grazie per essere sempre al nostro fianco.
Il 25 novembre sarà organizzata una Masterclass dalle promotrici di “Maledetto HPV”, un progetto che si pone un duplice obiettivo: da un lato aiutare le donne che hanno contratto l’HPV a vivere questo momento della loro vita nel modo più sereno possibile, superando la paura e l’ansia che accompagnano questa scoperta; dall’altro supportare la prevenzione per evitare che ci siano ancora troppe donne che si ammalano e muoiono di tumore del collo dell’utero.
La Masterclass LIVE si terrà il 25 novembre dalle 20 alle 23, è rivolta a tutte le donne e si pone come obiettivo quello di fornire alle partecipanti tutti gli strumenti necessari per riconoscere lo stress ed imparare a gestirlo al meglio.
Il progetto Maledetto HPV nasce dalla storia personale della biologa Roberta Corti che, dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza con l’ HPV (Papilloma Virus Umano), ha deciso di dedicare la sua attività a sconfiggere questo virus aiutando direttamente sia i medici che le donne.
Il ricavato della Masterclass sarà devoluto alla Fondazione Ambrosoli.
Un grazie da Fondazione Ambrosoli, da tutte le donne e mamme di Kalongo, dalle ostetriche e personale sanitario del Dr Ambrosoli Memorial Hospital!
Presentati a Napoli i risultati dello studio RBF (Result Based Financing) Il St. Mary's Hospital Lacor e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital: esempi virtuosi dell'impatto di RBF sulla qualità dei servizi pediatrici.
Negli ultimi decenni sono state sviluppate nuove metodologie di finanziamento per favorire gli obiettivi di aumentare il sostegno ai programmi sanitari, superando le carenze dei tradizionali meccanismi di finanziamento. Tra questi si evidenzia il Result Based Financing (RBF), un meccanismo di finanziamento che mira a migliorare la qualità delle donazioni vincolando l'erogazione dei fondi al raggiungimento e alla verifica di risultati prefissati. Il convegno, che si è tenuto lo scorso 29 ottobre nell’Aula Magna dell’Università Federico II di Napoli, organizzato in collaborazione con la Fondazione Corti e la Fondazione Ambrosoli, è stata l’occasione per presentare i risultati dello studio promosso in collaborazione con l’Università sull’efficacia del progetto RBF finanziato dall’Agenzia Italiana Cooperazione e Sviluppo e Fondazione Cariplo.
Un momento di riflessione, grazie all’intervento di autorevoli ospiti, per portare l’attenzione su una delle più importanti metodologie di supporto alla salute globale. Allo stesso tavolo i rappresentanti delle due Fondazioni, esperti in sviluppo e cooperazione globale di calibro internazionale come Nicoletta Dentico della Society of International Development ed Eduardo Missoni dell’Università Bocconi. Sono intervenuti i relatori dell’AICS Mariangela Pantaleo e Andrea Stroppiana; James Mwaka, rappresentante del Ministero della Salute ugandese, che ha sottolineato come l’Uganda creda in questo sistema di finanziamento e nella collaborazione con enti pubblici e privati di rilievo internazionale.
Il Result Based Financing, si è rilevato un motore di cambiamento per i servizi pediatrici, considerando che alLacor ogni anno vengono accolti e curati 50 mila bambini, grazie a uno dei reparti di pediatria più grandi del Nord Uganda, mentre il Dr. Ambrosoli Memorial rappresenta un presidio salvavita in un distretto in cui il 37% della popolazione ha meno di 10 anni.
Il St. Mary's Hospital Lacor (Gulu) e la Fondazione Corti hanno progettato un sistema RBF finanziato da privati principalmente basato su verifiche esterne trimestrali degli standard di qualità. Inizialmente messo a punto per finanziare le attività ambulatoriali, il sistema RBF è stato esteso ai reparti pediatrici del Lacor Hospital e introdotto per la prima volta al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo nel reparto di pediatria.
A distanza di 3 anni, questa metodologia ha mostrato un grande potenziale per migliorare la qualità dei servizi ospedalieri.
“Il sistema RBF consiste in un sostegno dato ad una struttura in funzione dei risultati di quantità e qualità che raggiunge. Oltre la metà dei progetti di supporto nei Paesi in via di sviluppo non raggiunge gli obiettivi prefissati e non trasforma la realtà locale. Valutare la qualità dei servizi offerti è invece una vera e propria rivoluzione” – afferma il professor Luigi Greco, docente di Pediatria alla Facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli e Preside associato della Facoltà di medicina dell’Università di Gulu che ha contribuito a fondare, responsabile del progetto GULUNAP della Federico II e di progetti di cooperazione con l'Uganda - “Abbiamo confrontato la qualità dell’assistenza ai bambini di due grandi ospedali del Nord dell’Uganda, il St. Mary's Hospital Lacor e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital, eseguendo un controllo trimestrale. Alla luce di questi risultati abbiamo verificato che il progetto ha prodotto per la prima volta un miglioramento significativo del 30-40% della qualità delle cure di questi grandi ospedali”,
L’analisi dei dati a partire dalle cartelle cliniche e dalle check-list RBF inviate dai due ospedali ugandesi è stata curata dal team diretto dal professor Sergio Beraldo del Dipartimento di Economia e Statistiche dell’Università di Napoli Federico II: “Dall’esame delle cartelle dei pazienti è emerso che è migliorata la qualità delle cure mediche, si è ridotta la mortalità nei bambini, i tassi di reinfezione e il tempo di permanenza in ospedale”,
Il metodo RBF consiste nell’assegnare una cifra fissa, pari a circa 15 Euro, per ogni ricovero in pediatria. Questa cifra comprende le indagini e le terapie che servono al bimbo, indipendentemente dalla durata della degenza e dal tipo di malattia. A questo si aggiunge un bonus qualità che viene attribuito in base al punteggio raggiunto verificando trimestralmente la qualità dei servizi. Il punteggio va da uno a cinque e permette di aumentare la cifra erogata all’ospedale dal 5 al 25 per cento, attribuendo così un bonus finanziario all’ospedale.
Sia al Lacor che al Dr Ambrosoli Memorial Hospital sono stati messi a punto indicatori di qualità e quantità: un elenco molto articolato con parametri monitorati ogni tre mesi da membri di un comitato qualità interno e da un referente del Ministero della Sanità ugandese.
Un approccio che è riuscito ad aggregare donatori privati e istituzionali grazie alla sicurezza che offre e al monitoraggio regolare e frequente che permette al donatore di seguire passo passo il progetto, con i suoi successi e le sue sfide. A crederci fino in fondo l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo che, da aprile 2018, ha finanziato l’iniziativa con una cifra complessiva di 750 mila Euro.
“Al Lacor Hospital ci sono state migliorie strutturali ed è aumentata l’attenzione alla prevenzione delle infezioni, la disponibilità di farmaci, la preparazione di tutto il personale alle emergenze e la messa a punto di protocolli per le procedure cliniche e infermieristiche – ha dichiarato il dottor Venice Omona, specialista in pediatria e responsabile del reparto pediatrico del Lacor – “È migliorato il senso di responsabilità del personale rispetto alle risorse del reparto; sono tutti più attenti a ogni passaggio che riguarda la cura dei piccoli pazienti. Abbiamo messo a punto nuovi protocolli e la sfida è riuscire a seguirli al meglio. Anche il dialogo tra il personale e con i genitori dei piccoli pazienti è stato al centro del lavoro e ho notato miglioramenti nella capacità di spiegare diagnosi, indagini necessarie e terapia”.
Anche a Kalongo, dove la metodologia RBF con verifiche di qualità è stata introdotta per la prima volta con il progetto finanziato dall’AICS, il programma ha prodotto un impatto davvero notevole, come mostrano i dati elaborati dal professor Greco nello studio delle cartelle cliniche.
“La gestione clinica dei pazienti pediatrici è notevolmente migliorata dal 2016, in maniera più evidente a Kalongo. Basti osservare l’incremento di variazioni dal 2016 al 2020 per valutare i marcati cambiamenti che si sono verificati: la compilazione di una storia clinica dettagliata e l'accuratezza dell'esame del bambino sono migliorate di oltre 6 volte (=600%). Allo stesso modo, la buona gestione della sepsi è aumentata di 9 volte”, sottolinea il professor Greco
Il dott. Godfrey Smart Okot, direttore del Dr. Ambrosoli Memorial Hopistal, conferma le evidenze riscontrate dallo studio delle cartelle cliniche: “Prima dell'inizio del progetto, tre anni fa, la pratica clinica ed etica nella cura del bambino malato in ospedale era più radicata nella routine. Successivamente, l'approccio si è evoluto. Ora viene posta maggiore enfasi sullo studio del bambino malato, sulla comunicazione eloquente con l'assistente del bambino e sulla garanzia che l'ambiente di trattamento sia sufficientemente olistico (pulito, sicuro e calmo). La preparazione del progetto ha coinvolto il personale attivamente, attraverso formazioni sulle ‘best practices’ e i relativi vantaggi. Il personale si è quindi reso conto di quanto questo metodo non solo garantisce che il bambino malato guarisca, ma anche di quanto influisca positivamente sulla propria capacità professionale. Il risultato finale è che la qualità complessiva dell'assistenza è migliorata in modo significativo rispetto al periodo prima del progetto”.
Questo è risultato ancor più significativo se si pensa allo stress a cui è stato sottoposto l’ospedale di Kalongo e il reparto di pediatria per le epidemie sempre in agguato: tra 2019-2020 a causa della malaria i ricoveri totali sono cresciuti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dell’83%, il tasso di occupazione letti del 198%. Questo significa che per mesi interi i bambini ricoverati hanno superato la disponibilità di letti nel reparto ed il personale è stato costretto ad ospitare più pazienti in un letto o utilizzare spazi improvvisati per la degenza. Ha fatto poi seguiti il lungo periodo segnato dalla pandemia, dove tutto il personale di reparto è rimasto sempre operativo e pronto ad accogliere i numerosi pazienti, nonostante la paura del contagio.
“Il metodo RBF è uno strumento che aiuta a mantenere un sistema di sorveglianza e controllo sulla qualità dei servizi”, sottolinea ancora il professor Greco. “È un modello che aiuta ad evitare gli sprechi”.
Molti, dunque, i successi e tante ancora le sfide. “La più grande è che i cambiamenti indotti da questo progetto triennale diventino quotidianità”, conclude Luigi Greco.
Si ringrazia il Centro di Servizio di Ateneo per il Coordinamento di Progetti Speciali e l'Innovazione Organizzativa (COINOR) e il sostegno del Dipartimento di Economia e Statistica della Federico II.
Il finanziamento pubblico dei programmi sanitari è stato di recente caratterizzato da una crescente condizionalità nell’erogazione delle risorse. In questa tendenza tipicamente s’inscrivono i programmi di finanziamento basati sui risultati (Result Based Financing, RBF), che promettono premi, a individui o istituzioni, condizionandoli al raggiungimento degli obiettivi concordati.
Il St. Mary’s Hospital di Lacor (Gulu, Uganda) e la Fondazione Corti, dopo una prima esperienza con l’approccio RBF finanziata dal Governo inglese, hanno esteso l’adozione dei meccanismi premiali con il fine di migliorare la qualità delle cure erogate.
All’inizio previsti solo nel caso di attività ambulatoriali, grazie al contributo triennale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), meccanismi di finanziamento basati sui risultati sono stati sperimentati anche nei reparti di pediatria del Lacor Hospital e del Dr Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo, mostrando un notevole potenziale sia nel migliorare la qualità dei servizi offerti, sia nel contribuire alla riduzione degli elevati tassi di mortalità infantile.
A partire da quest’esperienza, e dall’analisi delle evidenze accumulate negli ospedali di Lacor e di Kalongo, l’Università di Napoli Federico II, in collaborazione con la Fondazione Corti e la Fondazione Ambrosoli, promuove una giornata di riflessione sui sistemi di Result based financing e sulla loro efficacia nel favorire sostenibilità e qualità in ambito sanitario.
E' possibile possibile partecipare online tramite zoom, oppure in presenza a Napoli, presso l’Aula Magna dell’Università Federico II di Napoli Corso Umberto I, Napoli.
Per la partecipazione online o in presenza è gradita conferma.