Cari amici,
grazie di cuore! Se anche nel 2020, in piena pandemia, siamo riusciti a garantire cure e servizi assistenziali di qualità a migliaia di persone e a portare avanti i nostri progetti a Kalongo, il merito è innanzitutto vostro.
Insieme con noi state contribuendo a scrivere una storia bellissima, iniziata più di 60 anni fa con padre Giuseppe e portata avanti, nonostante tutto, ancora oggi, da persone capaci di guardare oltre la propria storia, gettando buone e profonde radici nel futuro.
A settembre il Covid-19 è arrivato anche a Kalongo. In totale a fine ottobre sono 44 i casi registrati, la maggior parte dei quali tra il personale dell’ospedale. Era inevitabile, considerando quanto lo staff sia quotidianamente impegnato ad affrontare tutte le altre emergenze sanitarie. Dopo un periodo di cure e isolamento le persone positive sono state dimesse e il personale è tornato al lavoro.
Ma c’è una minaccia ancora peggiore del Covid stesso e sono gli effetti invisibili di questo subdolo virus. L’ospedale negli ultimi mesi sta registrando numeri che lanciano l’allarme sulla reale situazione sanitaria del distretto e minacciano la sostenibilità economica dell’ospedale.
A settembre 2019 le donne in gravidanza assistite nel reparto di maternità sono state 1.262, quest’anno nello stesso mese sono state solo 345, così come i bambini ricoverati in pediatria, nello stesso periodo sono scesi da 1.432 a 434. Un calo drammatico che ci dice come l’emergenza sanitaria stia ostacolando l’accesso alla salute di centinaia di persone, aggravando una situazione economica già precaria e innescando un pericoloso circolo vizioso che dalla mancanza di salute conduce inevitabilmente alla povertà e viceversa.
La scuola di ostetricia, chiusa per la pandemia da marzo, ha riaperto a fine settembre per 109 studentesse degli ultimi due anni. Siamo molto felici per loro ma ci chiediamo cosa ne sarà delle 38 ragazze del primo anno che per ora non possono rientrare a scuola?
Molte di loro saranno costrette ad abbandonare gli studi perché le famiglie ancora più povere non potranno più permettersi di sostenere il loro percorso formativo o preferiranno tenerle a casa per contribuire al sostentamento della famiglia.
Seppur consapevoli di avere di fronte a noi un 2021 carico di sfide, continueremo con tenacia a fare del nostro meglio per garantire la continuità e la qualità dei servizi assistenziali offerti dall’ospedale e il percorso di studi delle studentesse della scuola di ostetricia.
Insieme possiamo lavorare per chi non ha accesso alla salute e a una vita dignitosa e oggi, proprio come noi, si sente minacciato anche dalla pandemia.
Non abbiamo bisogno di trovare altre ragioni per chiedervi di continuare a sostenerci. Avervi accanto oggi è tutto ciò che conta.
Buon Natale cari amici, e soprattutto buon nuovo anno a tutti voi!
Giovanna Ambrosoli
Era solo una questione di tempo, come si temeva da mesi il Covid ha raggiunto in questi giorni il dr Ambrosoli Memorial Hospital che ha registrato i primi casi positivi. Questa pandemia che sta affliggendo il mondo non si ferma e non risparmia nessuno. Anche in Uganda la situazione si sta aggravando: i dati confermati ieri dal Ministero della Salute ugandese parlano di 8.129 casi positivi accertati su 480.037 tamponi eseguiti, mentre a inizio luglio i casi totali erano 935.
A Kalongo tutte e 9 le persone che sono risultate contagiate sono state immediatamente ricoverate nell’unità d’isolamento e due di loro trasportate al Gulu Regional Referral Hospital, l’ospedale regionale di Gulu, come da protocollo governativo. Ora si attende l’esito dei tamponi fatti ai loro familiari e a 171 membri dello staff dell’ospedale, per cercare di capire l’entità dell’emergenza in corso.
Il dr. Smart, direttore dell’ospedale di Kalongo e membro della task force distrettuale messa in atto per prevenire la pandemia, ci ha confidato preoccupato il timore che i casi censiti in ospedale rappresentino solo la punta dell'iceberg e che le persone colpite dal virus siano in realtà molte di più. E’ infatti molto probabile che i numeri non descrivano la reale circolazione del virus nel Paese.
Quello che si teme di più infatti è che le persone ricoverate per altre patologie possano scappare dall’ospedale per paura di contrarre il virus. Perché qui a Kalongo malaria, anemia, HIV e tutte le altre patologie non hanno lasciato l’ospedale per far posto al Covid, anzi ne facilitano l’ingresso o accrescono la difficoltà di diagnosi. Basti pensare ai picchi epidemici della malaria che con la stagione delle piogge colpiscono sempre il Paese: con l'impossibilità di testare tempestivamente tutti coloro che hanno la febbre - primo sintomo della malaria- fare diagnosi accurate diventa difficile, se non impossibile.
La preoccupazione è grande, tutti abbiamo visto ciò che il virus può fare, e in un contesto di grande fragilità come Kalongo, dove le sfide sanitarie sono all'ordine del giorno e i bisogni molteplici, non si può fare a meno di chiedersi quale impatto il Covid avrà sull'ospedale e sulla popolazione locale, già così vulnerabile.
Se l’ospedale in questo momento è attrezzato per gestire questa prima fase dell’emergenza lo dobbiamo a quanti continuano a sostenere la Fondazione anche in questi difficili mesi: siamo riusciti a consegnare all'ospedale dispositivi sanitari e di sicurezza per la lotta contro il Covid.
Diventa indispensabile alzare il livello di sicurezza e contribuire a sostenere l’ospedale nei suoi bisogni quotidiani, come gli stipendi del personale sanitario, la cui presenza, regolare e continua, è di estrema importanza per la cura di adulti e bambini, specialmente adesso che non può contare sul supporto dei medici volontari italiani né delle studentesse della scuola di ostetricia. Cosi come contribuire all'acquisto di farmaci e strumenti necessari per fare diagnosi accurate, prevenzione e per somministrare le terapie indispensabili a salvare il maggior numero di persone.
Non lasciamoli soli. Grazie per quello che potrete fare!
Cari amici,
come potete ben immaginare, i mesi scorsi sono stati per noi molto impegnativi. L’emergenza Covid-19 ha coinvolto all’improvviso l’ospedale di Kalongo. Abbiamo dovuto subito far fronte alle difficoltà operative imposte dall’emergenza. Il blocco dei trasporti e delle spedizioni ha ritardato la consegna dei materiali e dei dispositivi sanitari essenziali per fronteggiare una possibile epidemia Covid-19, ma soprattutto le tante emergenze quotidiane, come polmoniti, patologie infettive trasmissibili per via aerea e naturalmente la malaria, che è tornata ad affliggere i più piccoli.
In Uganda i casi positivi al Covid-19 sono in continua crescita anche se restano contenuti rispetto ai numeri di altri Paesi. Al 2 di settembre i contagi accertati erano 3.037, 32 i morti. Ma sono gli effetti collaterali dell’emergenza a essere ancora più preoccupanti.
Nei mesi scorsi a Kalongo il numero dei ricoveri in ospedale è sceso drammaticamente. A causa delle misure restrittive imposte dal governo, che hanno reso difficile raggiungere l’ospedale e della paura della popolazione di contrarre il virus, i casi che giungono in ospedale sono gravi e spesso tragici.
Bambini, mamme, comunità intere sono rimaste isolate, senza cure né assistenza sanitaria, senza possibilità di guarigione. Lo dicono i numeri: a gennaio 2020 all’ospedale di Kalongo sono nati al sicuro 316 bambini, mentre ad aprile sono stati solo 147. Sempre a gennaio la pediatria ha accolto 565 bambini, nel mese di aprile solo 228. Ora i numeri stanno lentamente crescendo, ma che cosa ne è stato di tutti quei bambini nati senza parto assistito e di quelli con la malaria che non hanno potuto raggiungere l’ospedale?
Sono domande per le quali non abbiamo risposta, che ci affliggono ma che ci spingono a trovare nuove strade per continuare a restare accanto alla comunità locale, coinvolgerla e sostenerla. Perché gli effetti collaterali del coronavirus non ricadono “solo” sulla salute, ma anche sull’istruzione dei figli che viene a mancare, su quell’unica piccola attività di sussistenza che si perde, sull’economia del paese che recede. Aggravando povertà e disuguaglianze e peggiorando la salute di individui e famiglie, in un drammatico circolo vizioso.
Proprio per questo, per garantire le cure sanitarie di base ai più bisognosi, l’ospedale ha intensificato le attività sul territorio. Gli operatori sanitari hanno continuato a lavorare per portare nei villaggi i vaccini ai nuovi nati, visitare le donne in gravidanza e i bambini, monitorare malnutrizione e difficoltà respiratorie; fare i test per l’HIV, organizzare attività di educazione igienico sanitaria. In un momento in cui non possono contare sui medici e gli specializzandi dall’Italia, né sulle tirocinanti della scuola di ostetricia, che rimarrà chiusa fino a dicembre.
Garantire il diritto alla salute non può essere rimandato a tempi più favorevoli, ma sostenere l’ospedale con costanza richiede un impiego di risorse davvero rilevante. Vi ringraziamo di cuore, perché grazie al vostro sostegno siamo riusciti a far arrivare in ospedale concentratori di ossigeno, pulsossimetri, termometri infrarossi, mascherine chirurgiche, visiere e tessuto antibatterico, che consentiranno una migliore assistenza ai pazienti più fragili. C’è ancora tanto da fare!
Il vostro aiuto è importante. Siatene orgogliosi, come lo siamo noi di avervi al nostro fianco.
Giovanna Ambrosoli
L’Africa non ha ancora raggiunto l’apice dei contagi. Verosimilmente tra fine luglio e inizio agosto potrebbe contare circa un milione di casi e 60.000 decessi, in una sua previsione l’OMS si spinge ancora più là nel tempo e nei numeri. Ma ormai sappiamo che è difficile fare previsioni su questa pandemia globale.
Essere a fianco dei più fragili che devono giocare tutta la loro partita sulla prevenzione, perché vivono nell’emergenza quotidiana diventa vitale.
La Conferenza Episcopale Italia attraverso i fondi derivanti dall’8x1000 della Chiesa Cattolica, con il Progetto Emergenza Covi19, ha stanziato un importante finanziamento, per l’acquisto di materiale sanitario: un aiuto che giunge a Kalongo dando forza e coraggio allo staff dell’ospedale impegnato nella difficile difesa della salute dei pazienti e delle comunità locali.
Grazie al contributo di CEI sono stati acquistati 10 concentratori di ossigeno fondamentali per trattare i pazienti con insufficienza respiratoria, considerando che a Kalongo non c’è terapia intensiva. Saturimetri, guanti sterili e mascherine, grembiuli protettivi per lo staff dell’ospedale, disinfettanti e termometri infrarossi.
A CEI e a quanti ci supportano il nostro grazie per guardare con speranza al futuro. I nuovi dispositivi e le attrezzature mediche permetteranno non solo di essere pronti ad affrontare l'emergenza, ma, anche e soprattutto, di offrire una migliore assistenza ai pazienti più fragili, dando una speranza di vita ai più piccoli e ai nati prematuri con insufficienza respiratoria.
Il racconto del Dr. Smart, CEO del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital.
Mentre in Occidente ci si sta lentamente preparando alla Fase 2. Il Covid19 sta dilagando in altri paesi. Sono oltre 31mila i casi totali di coronavirus registrati in Africa. Lo riferisce l'Oms. Negli ultimi 11 giorni ci sono stati rilevati 21mila nuovi casi, con una media di 600 nuovi contagi al giorno. Le vittime finora riportate sono 1.400. "Siamo lontani dalla fine della pandemia e siamo preoccupati dai trend in crescita, ad esempio in Africa", ha detto il direttore dell'Organizzazione Tedros Adhanom Ghebreyesus. È per questo che, da settimane, gli esperti di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme: in caso di ampia diffusione del Covid-19 in Africa, si rischia una catastrofe. Umanitaria, sanitaria ed economica.
Le parole del Dr. Smart ci restituiscono la concretezza del lavoro che l’ospedale sta portando avanti oggi e del ruolo che gioca nella prevenzione della pandemia in Nord Uganda. Unica e primaria arma per combattere il dilagare della malattia.
Alla base dell'impegno che tenacemente l’ospedale porta avanti con noi, c'è la grande generosità e il grande senso di responsabilità di tantissime persone che unisce l’Italia all’ Uganda e all’Africa.
La fotografia scattata dal fotografo e amico Marco Mignani per Fondazione Ambrosoli si è classificata seconda nella categoria “Salute e Ambiente’ del concorso fotografico FOCUS: Philanthropy - Che cosa è la filantropia in Italia? che Assifero e Acri hanno organizzato a livello nazionale nell’ambito del contest europeo lanciato da DAFNE, per valorizzare l’importanza e il valore della filantropia e il lavoro delle fondazioni e degli enti filantropici di tutta Europa.
Giudicata da una giuria di esperti e dal pubblico di Facebook, la fotografia parteciperà ora alle selezioni europee.
In attesa del nuovo responso, grazie a Marco per aver colto così profondamente l’essenza della nostra realtà a Kalongo e del nostro impegno quotidiano e ad Assifero e Acri per la bella iniziativa!
Condividiamo con tutti i nostri amici la splendida fotografia di Marco Mignani.
A Kalongo, in Nord Uganda, una delle aree più povere del Paese, l’emergenza non è solo Covid 19, ma anche malaria, tubercolosi, HIV e molto altro. La sofferenza è vissuta con dignità, le paure e le emozioni in solitudine. Al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital, unico presidio ospedaliero e ancora di salvezza di un’area rurale e remota, si vive di emergenza. Il lavoro è incessante e il bisogno è grande.
La salute è un diritto, in Africa un privilegio. La Fondazione Ambrosoli lavora ogni giorno per far sì che queste due grandi imprese, l’ospedale e la sua scuola di ostetricia, continuino a svolgere la loro fondamentale opera di cura e formazione a favore dei più fragili e dimenticati, perché investire sulla salute e sull’istruzione significa investire sul futuro di un Paese.
Kevin ha quasi 4 anni. È stata ricoverata all’ospedale di Kalongo il 29 novembre 2019, ed è stata subito sottoposta al trattamento antimalarico. E’ sdraiata a letto, immobile. Il corpo rigido, i piedi e le mani flessi, le braccia stese lungo il corpo. La mamma e il papà la rinfrescano con panni bagnati senza lasciarla un attimo. Ciò che preoccupa i medici è la gravità del quadro neurologico che la malaria ha provocato: la piccola non risponde né allo stimolo verbale né a quello doloroso. Le pupille presentano una debole e lenta risposta allo stimolo luminoso.
L’ottavo giorno di trattamento la bambina risponde al tentativo dei suoi genitori di chiamarla. Apre gli occhi e li segue con lo sguardo. Nessuno può crederci! I medici a turno la chiamano e ottengono tutti la stessa risposta: Kevin apre gli occhi e li segue con lo sguardo.
Con il procedere dei giorni la rigidità si sostituisce a un corpo più morbido, più flessibile.
Il 16 dicembre, con sorpresa di tutti, Kevin si siede sul letto e inizia a sorseggiare del the caldo. Non ha ancora le forze per reggersi in piedi ma si guarda intorno e sorride. I medici della pediatria decidono di dimetterla, con la promessa di rivedersi per seguire i miglioramenti neurologici.
Accompagnata dalla mamma, Kevin è regolarmente tornata in ospedale per i controlli, fino al giorno in cui è riuscita a farlo reggendosi sulle proprie gambe, finalmente completamente guarita.
Da giugno a dicembre 2019 sono stati 5.924 i bambini accolti, curati e assistiti nel reparto pediatrico, l’80% dei quali perché affetto da malaria. Kevin è una delle tante bambine che solo grazie alla presenza del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital è stata rapidamente sottoposta al trattamento antimalarico che le ha permesso di sopravvivere e tornare ad abbracciare la propria famiglia.
Una storia a lieto fine che abbiamo scritto insieme! Grazie a quanti nei mesi scorsi hanno risposto al nostro appello per l’emergenza malaria.
Alberto Reggiori ed Enrico Regalia sono due medici che hanno trascorso tre settimane a Kalongo, affiancando in sala operatoria la responsabile del reparto la dr.ssa Carmen Orlotti e formando giovani medici ugandesi. Hanno portato dall’Italia strumenti chirurgici e materiale di consumo utili al reparto. E non solo…Enrico, grande appassionato di calcio, ha consegnato la divisa ufficiale dell’Inter allo staff dell’ospedale, che orgoglioso ha rappresentato con quelle maglie la squadra del Kalongo Hospital
Così Alberto di racconta la sua esperienza …
“La mia esperienza di medico in Uganda ha una storia di oltre 10 anni in cui ho avuto anche il grande privilegio di incontrare Padre Ambrosoli nel 1985. Per me Kalongo è sempre stato un luogo dove la fede s’incarna e s’incontra con la carità e con la professione medica. Tre esperienze che mi compiono come persona. Per non parlare della bellezza del luogo, in tutti i sensi. Anche per questo ho proposto all’amico e collega dr Enrico Regalia di accompagnarmi. Kalongo è come un’isola come un monastero che sorge nel nulla circostante. Collaborare con il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital significa collaborare con un’opera e con persone che costruiscono una civiltà nuova. La civiltà dell’amore e questo è evidente nella particolare atmosfera di serenità e di collaborazione tra persone anche molto diverse come provenienza e come ruoli.
A Kalongo è importante che qualcuno conservi il particolare carisma di Padre Giuseppe Ambrosoli, non basta essere tecnici della salute, occorre vivere la professione con carità e dedizione. Persone come Carmen vivono l’essere medico come una missione, come una vocazione.
Spero sempre di poter tornare a Kalongo contribuendo per periodi più lunghi e stabili. La Beatificazione di Padre Ambrosoli sarà sicuramente un punto di partenza per nuove e significative esperienze. Una nuova ripartenza!”
Ed Enrico risponde …
“La mia amicizia con Alberto e il fascino dei racconti della sua esperienza ugandese mi ha fatto desiderare di iniziare un percorso in cui carità e professione trovano la loro modalità di esprimersi in maniera più compiuta grazie all’esperienza di unità e vicinanza reciproca nella fede. Kalongo è gratitudine per gli incontri fatti: pur in un contesto di povertà estrema, si respira una dignità umana senza confini e questo coinvolge le persone in un progetto comune di vita più umana per tutti, nella memoria di padre Ambrosoli, presente anche ai più che non l’hanno conosciuto. Anche nei miei progetti c’è quello di ritornare per un periodo più duraturo per approfondire l'esperienza di bellezza che ho vissuto”
Dal 29 maggio 2020 ore 11.00 fino al 12 giugno ore 18.00 parte su Charity Stars l’asta benefica a favore del Dr. Ambrosoli Memorial Hospital per combattere l’emergenza COVID-19
Fondazione Ambrosoli, grazie alla collaborazione con Charity Stars, partecipa alla campagna #vinciamoNOI per combattere l’emergenza sanitaria che sta colpendo l’Africa, sostenendo l’attività del Dr. Memorial Ambrosoli Hospital in nord Uganda, designato Hub Covid, centro di riferimento distrettuale per i casi sospetti e per il trattamento dei casi moderati, in un’area popolata da più di 500.000 persone e dove non esiste nessuna reale alternativa di cura.
L’allerta è altissima perché in Africa gli ospedali non hanno mezzi, strumenti e risorse per affrontare la pandemia: a Kalongo non c’è la terapia intensiva né è possibile allestirla perché servono attrezzature costose e oggi difficilmente reperibili, ma soprattutto manca il personale specializzato. E’ importantissimo evitare il contagio tra i pazienti, considerando la quasi impossibilità di effettuare tamponi e la necessità costante di assistere pazienti che soffrono di polmonite e difficoltà respiratorie dovute ad altre patologie, soprattutto nel reparto pediatrico che già oggi vede un picco di crescita dell’11% di piccoli pazienti ricoverati per polmonite e anemia.
Qui all’ospedale di Kalongo la battaglia contro il Covid19 si gioca tutta sulla prevenzione. Ogni contributo è vitale per evitare il diffondersi della pandemia in un’area che vive da sempre nell’emergenza quotidiana. Un’emergenza non solo sanitaria ma anche economica e sociale.
Un grazie a quanti hanno contribuito a donare gli oggetti per quest’asta benefica: dalla maglia storica del Milan per la finale della Coppa dei Campioni 1994, autografata da Daniele Massaro; a una giornata di shooting fotografico a cura del fotografo Marco Mignani, che ha realizzato ritratti per numerose celebrity; ad un soggiorno di un week end nella splendida cornice dell’azienda vinicola Ca’ del moro Wine Retreat , a edizioni inedite di volumi di numismatica per gli appassionati dalla biblioteca personale di Lucia Travaini, a prodotti di design, maschere africane e tanti altri splendidi oggetti. Un ringraziamento particolare ai “Centocani Branco Teatrale” per aver lanciato l’idea dell’asta, e ancora a “i Bugiardini”, alle “Foglie al vento”, al campione Filippo Tortu e all’Accademia del Panino Italiano.
#vinciamoNOI Non dimentichiamoli. Grazie per essere al nostro fianco e sostenere la nostra causa.
Dal 29 maggio 2020 ore 11.00 fino al 12 giugno ore 18.00 – Fondazione Ambrosoli con Charity Stars
Si ringrazia: Accademia del panino italiano, Centocani branco teatrale, Marina Salmon - Doxa, Foglie al vento, I Bugiardini, La Collina dei Ciliegi - Ca’ Del Moro, Marco Mignani, Lucia Travaini, Filippo Tortu Sanino Tortu e Natale Bellati